di Maria Stella Rossi
Ero convinta, ma seriamente convinta, di aver aggiornato Acida Mente in settimana. Ne ero così convinta da poter giocarmi le palle del mio vicino! Ero talmente convinta di aver scritto qualcosa che… okay, la pianto, le scuse non sono convincenti oggi.
Tuttavia voglio farmi perdonare e come se non introducendo il tema della settimana? Ok, magari non ve ne frega nulla, ma ho deciso di rompere i maroni e dal momento che sono una rompi maroni per eccellenza oggi parleremo di un fenomeno che è soprattutto presente sul social network più social del mondo: Facebook.
Ma non è il nostro faccialibro blu il protagonista della chiacchierata, oh no! Bensì parleremo per un po’ di quei simpaticissimi bontemponi che si divertono a creare delle pagine, riempirle di immagini strappalacrime, tristi, tendenti al suicidio o capaci farti deviare lo sguardo dall’altra parte e aggiungerci come didascalia… “1 like=1 respect” oppure “se lo condividi ti porterà fortuna” o ancora “clicca mi piace se hai un cuore”.
E da qui, cari amici, comincia la prima parte della mia analisi del fenomeno.
Io, probabilmente, di cuore (ovviamente non inteso come organo o sarei un ottimo caso medico-scientifico da esaminare) ne sono totalmente sprovvista, ho la sfortuna che mi perseguita e sono irrispettosa, perché quando leggo queste cose su Facebook le mie reazioni sono due: scoppio a ridere e comincio automaticamente a prendere tra me e me per il cul… ehm… i fondelli l’admin della pagina.
Cosa più importante è che mai e poi mai cliccherei “mi piace” o condividerei link del genere. Piuttosto preferirei farmi impiantare un paio di testicoli e partecipare a quello strano show televisivo giapponese dove gli uomini, pur di dimostrare la propria resistenza al dolore, decidono di farsi prendere a ceffoni, frustate e legnate nella zona più sensibile e intima del loro essere: le palle!
Sì, lo so, è impensabile. Davvero davvero impensabile. Andiamo, è troppo credere che al mondo esistono seriamente persone che creano questi link con la chiara intenzione bimbominchiesca di condividerli sulle loro pagine pur di avere tante attenzioni. E se vogliamo dirla tutta la maggior parte delle volte lo fanno senza cognizione, come per esempio i link su una modella australiana, Stefania Ferrario, che aveva consapevolmente rasato la propria testa. Ovviamente su Facebook tanti sono stati i link con il suo bellissimo viso che incitavano a condividere o a mettere mi piace, perché una donna che si rasa a zero è sicuramente malata di cancro!
Invece no! Stefania era (e mi auguro ancora sia) sanissima, tanto è vero che ha dovuto postare video e messaggi in cui spiegava che, no, non era malata e che si era rasa la testa per ben altri motivi.
C’è da aggiungere, poi, che ogni fenomeno ha una propria causa, così come delle conseguenze. La causa è probabilmente la manca di neuroni, la conseguenza è a seguito di questi bimbiminkia c’è il branco dei “sensibili perbenisti”, formato da persone che pur di far vedere quanto sono buone e care cliccano “mi piace” e/o condividono il link! Che poi, il motivo qual è? Perché si condividono certe stronzate?
Da qui la seconda parte della mia visione di questo fenomeno.
Mi viene lecito chiedermi: di fronte alla foto di un bambino pelle e ossa che chiede l’elemosina non sarebbe meglio fare donazioni, volontariato o che so io? No, la gente crede di lavarsi la coscienza con un “mi piace” o con una condivisione, ma no miei cari, non è così che gira il mondo!
Non voglio pormi come la maestrina di turno (quello mi piace farlo in altre cose), perché neanche io faccio volontariato, neanche io ho un biglietto pronto per i Paesi poveri dell’Africa e dell’Asia e soprattutto neanche io ogni domenica vado alla Caritas a versare cibo nei piatti dei più bisognosi.
Questo mi rende una pessima persona? Certo, lo so. Una pessima cristiana? Quello lo sarei comunque anche se un domani salvassi la vita a qualcuno a giudicare da quello che si sente in Chiesa! Però per lo meno so che dare adito a certi link non scaccerà la fame dal mondo. So che condividendo non riempirò il piatto a quel bambino. So solo che se se cliccassi sul tasto “mi piace” o “condividi”, fomenterei il fenomeno di chi li crea, ma al tempo stesso diventerei la regina dei falsi, perché metterei in mostra sul mio profilo Facebook il fatto che mi sta a cuore una situazione a cui due secondi prima non pensavo miniamente!
Ed è per questo che preferisco farmi ritenere un’insensibile senza compassione che un’ipocrita dal cuore d’oro.
Un po’ acida come cosa, ma è così. Smettiamola di prenderci in giro, di fare i finti perbenisti, perché sappiamo tutti qual è la verità: stiamo così bene nelle nostre abitazioni al calduccio d’inverno e freschi d’estate, con le nostre auto da millemila cavalli, i nostri Iphone e i nostri I-pod da credere di poter diventare dei veri e propri Superman tramite un social network. E tutto comodamente seduti in poltrona!
E poi, vogliamo parlare delle ovazioni chiaramente ricercate? Ovazioni che tra l’altro spaziano dal linguaggio bimbominkia, all’italiano, al miscuglio tra italiano e abbreviazioni: “6 ksì sensi…” “Condivido, anzi no, rubo!” “Poveri pikkoli, s potessi metterei 1 milione di mi piace, così riceverebbero tnt rispetto da parte mia.”
No ragazzi, no geniacci del web! Odio ripetermi, ma il mondo non gira così, se vuoi dimostrare realmente il tuo rispetto allora alza il culo da quella maledetta poltrona e datti da fare o dai mano al portafogli per una piccola donazione. Ma ovviamente non lo faremo mai: perché scomodarsi tanto quando per dimostrare che degli altri ci importa qualcosa basta un click?
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18/01/2014