di Bruno Marra.
In un anno ormai bello e completato di Pandemia, abbiamo capito il valore di ciò che davamo per scontato e che invece adesso ci manca come l’aria. Ennio Flaiano diceva che la felicità consiste nel desiderare ciò che si ha. E tra le cose che oggi desideriamo con ardore c’è anche lo Stadio. Che nel frattempo da San Paolo è diventato Diego Armando Maradona, perché nella stagione del Corona Virus, l’unica Corona che resterà sempre nel nostro cuore sarà solo quella di Re Diego.
Eppure, oggi che il Tempio è vuoto, la memoria corre proprio agli Anni magici del D10S, quando esattamente 32 anni fa nacque il mitico POROMPOMPERO. Un coro che partì spontaneamente dal diaframma del San Paolo e che accompagnò le gesta dei Guerrieri Azzurri. Un po’ come il “Tema di Lara” per il Dottor Zivago, o la magia di Ennio Morricone per i capolavori di Sergio Leone.
Era il 26 febbraio del 1989 e oggi ricorre il 32esimo anniversario del tormentone forse più famoso mai rimbombato nell’Arena di Fuorigrotta. Non una semplice colonna sonora, ma una ninna nanna avvolgente ed allo stesso tempo un canto di guerra. Un ritornello mutuato da una canzone di matrice sudamericana senza alcun significato linguistico se non quello armonioso e melodico di un ritmato onomatopeico. Quel canto esasperato e torrentizio di un intero popolo uscì dalle corde vocali della nostra Terra in un pomeriggio domenicale. Quando ancora si giocava tutti quanti la domenica alle 3. Al San Paolo splendeva un sole pazzesco, sempre in anticipo sulla primavera, un fregio eterno che non potrà mai cancellare neppure il “calcio moderno”.
Si giocava Napoli-Lecce, sfida chiusa dopo neppure un’ora: 3-0. Poi entrò Alemao, al rientro dopo una fastidiosa epatite che lo tenne lontano dal campo per alcuni mesi. E proprio lui segnò il gol del 4-0. Alla fine della partita mancava una ventina di minuti. Tutti a casa? Macchè. Proprio in quel momento iniziò la festa. Nel cielo del San Paolo salì il coro ipnotico: “Porompomperoperò-poroporompomperoperò-poroporompomperoperò-poromporompopòòò”. Infinito. Al punto da immaginare che anche Diego e i nostri azzurri avessero per una volta più voglia di salire loro in Curva che noi di stare in campo. Un paradosso magico che spiega esattamente che cos’è l’alchimia della nostra passione. Il match finì. Il porompompero no. La melodia invase tutta Napoli anche per strada fino a sera come una meravigliosa nenia. Un urlo che attraversò l’intera città certificando l’inno ufficiale di quegli anni memorabili scolpiti nel marmo. In quella primavera splendente vincemmo la Coppa Uefa in un esaltante cavalcata che ebbe da quel giorno, fino al trionfo di maggio, la sua meravigliosa colonna sonora. Nata il 26 febbraio del 1989. Esattamente 32 anni fa. POROMPOMPERO. Quando il San Paolo inventò il suo capolavoro…
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