Cani e gatti : un “lusso” che forse non ci si potrà più permettere?

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di Giusy Inno

23 giugno 2014

Secondo Equitalia anche i cani e i gatti possono essere pignorati, proprio come qualunque bene mobile o immobile.

Secondo quanto dichiarato da un ufficiale giudiziario durante il programma “Ballarò” andando in onda lo scorso 16 aprile, l’agenzia delle riscossioni Equitalia considererebbe gli animali domestici alla stregua di un qualunque bene mobile o immobile e, pertanto, potenzialmente soggetti a pignoramento in quanto considerati fonti di reddito. Non bisogna però peccare di superficialità e saltare a conclusioni affrettate. Infatti, bisogna dire che affinchè una cosa possa essere pignorata necessita di essere valutabile economicamente e, nel caso di un animale domestico, la questione risulta essere particolarmente complessa perché il suo valore è puramente affettivo. Inoltre, nella stragrande maggioranza dei casi, si è soliti considerare il rischio di “ritorsione sull’affetto” che vieta ad un ufficiale giudiziario di applicare il pignoramento per evitare che un’azione del genere possa provocare ripercussioni di natura psicologica sul debitore. Il rischio di pignoramento, pertanto, è concreto sebbene nella pratica si tenda raramente ad attuarlo.

Ciò che è certo è che la notizia ha provocato sensazioni di sgomento e di interdizione nelle persone che da sempre si battono per rivendicare i diritti degli animali e che non riuscirebbero mai ad accettare che i loro amici a quattro zampe siano paragonati ad oggetti inanimati privi di sentimenti e di rispetto. Tra queste spicca l’ex ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla che fin dall’inizio del suo incarico politico ha palesemente mostrato una spiccata sensibilità nei confronti della salvaguardia del mondo animale e che anche in questa occasione non ha mostrato cenni di esitazione ed è scesa in prima linea per affermare le proprie idee. L’onorevole di Forza Italia chiama in causa la Convenzione di Strasburgo e il Trattato sul funzionamento dell’Unione Eropea secondo cui gli amici a quattro zampe che riempiono d’amore le case di tanti italiani hanno, a pieno titolo, il diritto di essere considerati meritevoli di tutela e di dignità morale. La proposta fattiva è di orlare il codice civile con l’aggiunta dell’articolo 2911 bis che rende tutti gli animali esenti dal pignoramento e dall’asta giudiziaria.

Qualcuno potrebbe pensare che oggi giorno, alla luce delle enormi problematiche di ordine socio-economico in cui siamo invischiati, richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su questioni del genere risulta essere stucchevole e fuori luogo. Ma prima di avanzare con facilità obiezioni del genere bisognerebbe fermarsi a riflettere un attimo e considerare il fatto che abrogarsi il diritto di stuprare il mondo della natura in nome di una presunta superiorità intellettuale è sinonimo di ignoranza e rappresenta quanto di più deleterio e incoerente possa esserci in una società che non perde l’occasione di ostentare presunti valori di uguaglianza e di libertà. In una fittizia scala di priorità, il ridimensionamento di un’azione del genere non può non occupare il primo posto.