E’ di 7.6 milioni di euro il danno erariale accertato dalla Guardia di Finanza nella gestione delle consulenze Eav, nell’ambito di un’attività d’indagine delegata dalla Procura generale della Corte dei Conti per la Campania. In particolare, dalle indagini eseguite dal nucleo di polizia tributaria di Napoli, sotto il coordinamento del colonnello Giovanni Salerno e del pubblico ministero contabile, Marco Catalano, è emerso che i vertici della holding dei trasporti “hanno depauperato le casse della Regione Campania, affidando numerosi incarichi pluriennali di consulenza professionale rivelatisi inutili, oltre che conferiti in spregio dei più elementari principi di efficacia, trasparenza, economicità e correttezza”.
Tra le otto persone citate in giudizio ci sono l’ex amministratore unico, Alessandro Rizzardi, l’ex assessore regionale Ennio Cascetta, e un altro ex amministratore, Nello Polese. Secondo fonti non confermate, “potrebbe essere lo stesso Rizzardi l’amministratore unico dell’Eav, già dipendente della medesima società, da cui percepiva una lauta pensione, la persone indicata nella nota delle fiamme gialle che, una volta diventato il massimo dirigente dell’ente, si autoconferiva, per un periodo di ben 8 anni, un incarico di consulenza avente per oggetto, sostanzialmente, gli stessi compiti e mansioni che doveva svolgere nella sua qualità di vertice amministrativo dell’eav. E ciò, con l’inescusabile avallo dell’assessore ai trasporti dell’epoca (delegato dal presidente della giunta regionale a rappresentare il socio unico Regione Campania) nonché con il colpevole beneplacito del collegio sindacale allora in carica”.
In un altro caso “si è giunti – così come scritto nel testo della Gdf – , a reclutare un nuovo di rettore generale, giustificando tale assunzione mediante la creazione “ ad arte” della vacanza organica nel ruolo, attraverso l’istituzione di una nuova direzione per la pianificazione affidata al direttore generale uscente. In proposito, è stato contestato un danno erariale per circa 350mila euro nei confronti del pro tempore amministratore unico e del collegio sindacale in carica, in conseguenza dell’accertata inutilità della neoistituita alta direzione, in quanto alla stessa venivano affidati compiti che, ai sensi delle vigenti norme statutarie della società, spettavano già all’organo di vertice e al direttore generale”. Inoltre, “le procedure adottate per ‘l’assunzione diretta’ ed a tempo indeterminato delle citate figure dirigenziali – conclude infine la nota – sono risultate in evi dente contrasto con le disposizioni in materia di assunzioni di personale previste dalle norme regionali e nazionali vigenti, le quali prevedevano una selezione pubblica anche per il reclutamento di personale da parte di società partecipate direttamente ed indirettamente dalla regione Campania”.