I vicini sono ancora sconvolti per quanto accaduto in quella che sembrava essere una tranquilla famiglia di una casetta vicino al mare a Licola. Come ogni famiglia non mancavano le liti, ma mai nessuno si sarebbe aspettato che il male si impossessasse così all’improvviso di Volodymir Havrlyuk, quarantaquattrenne, marito e gran lavoratore. Un raptus omicida che ha distrutto un’intera famiglia e sconvolto la vita dei vicini.
Ma cosa ha spinto l’ucraino Volodymir Havrlyuk a prendere un’ascia e a fare a pezzi la moglie? E poi di uccidere la figlia con lo stesso coltello che avrebbe poi usato per tagliarsi la gola? Purtroppo sono domande a cui non avremo mai risposta, in quanto anche la vita di Volodymir è finita, morto nello stesso ospedale dove appena quattro giorni fa era stata operata la sua piccola Katia, appena 4 anni e sordomuta.
Strage di Licola – “La mia vita è finita”
La sua ultima parola è stata Katia. Le sue prime parole dopo la follia omicida sono state invece: “Un guaio, un grande guaio ho fatto. Mia vita finita per sempre”. Le ha dette a Ciro Tammaro, il vivaista suo datore di lavoro, il primo a cui ha confessato la sua strage familiare. Le ha poi ripetute ai carabinieri. Ed in ultimo ‘Katia’, la sua bimba. Poi si è spento anche lui nel letto dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, per le ferite al collo che si era procurato. Una follia omicida che ha visto la morte di una madre di 30 anni, Maria, di una figlia di 4, Katia, e di un padre.