La Gazzetta conferma: “Mancini chiamò frocio un nostro giornalista”. Direttore Tuttosport: “E’ un ipocrita, chiedo scusa”

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Sta tornando indietro come un vero e proprio boomerang il polverone sollevato da Roberto Mancini dopo Napoli-Inter, ormai sempre più isolato

Sta tornando indietro come un vero e proprio boomerang il polverone sollevato da Roberto Mancini dopo Napoli-Inter. Come se non bastassero le sue frasi in difesa dell’amico Mihajlovic, (che definì “nero di m…” Patrick Vieira), questa mattina i colleghi di Firenzeviola.it avevano lanciato un’indiscrezione che poi è stata confermata dalla Gazzetta dello Sport. L’attuale allenatore dell’Inter, quando sedeva sulla panchina della Fiorentina, nel 2001 aggredì e insultò un giornalista della rosea chiamandolo “frocio di m…”. Un confronto avvenuto davanti ad un altro giornalista, all’addetto stampa ed a parte della squadra uscita dallo spogliatoio dopo le urla.

E, proprio sull’argomento, è intervenuto, a Radio Crc, il direttore di Tuttosport, Paolo De Paola“Ho preso visione di una realtà che era diversa rispetto a quella che avevo prospettato e scritto sul nostro giornale con quel titolo ‘Siamo tutti Mancini’ e non ho difficoltà a dire che alla luce di quanto emerso, mi scuso perché Mancini è un ipocrita. La denuncia del tecnico sembrava veritiera e coraggiosa, Mancini sembrava un paladino e invece era solo una cosa falsa perché lo stesso allenatore ha proferito la stessa accusa ad un giornalista quando era a Firenze e mi dispiace di aver fatto quel titolo perché Mancini è un ipocrita. L’ho seguito in buona fede, ma alla luce della verità, ripeto, Mancini è un’ipocrita“.

“Ritengo – ha proseguito De Paola – che nascondersi dietro quella frase ‘sono cose da campo’ possa fungere da alibi per giustificare tutto, anche le combine, per cui resto convinto del fatto che ci sia comunque un muro da abbattere. Ma faccio un passo indietro perché non può esserci un moralismo facile, lo scheletro di Mancini lo abbiamo scoperto, il caso è identico e la parola giusta è ipocrisia. Mancini l’ha usata in cattiva fede portando avanti una bandiera che evidentemente non è la sua. Il problema è che poi il tecnico è ritornato sull’argomento e anche il padre lo ha fatto. Preferirei che anche la famiglia si chiudesse nel silenzio perché tutto questo gli può tornare indietro come un boomerang. La vicenda si è rivestita di un nesso sgradevole e andrebbe chiusa al più presto”.

“Sarri – conclude il direttore – ha sbagliato, ma più volte ha chiesto scusa. Quel modo di pensare non deve esistere né in campo, né fuori dal campo. Ma, ne esce bene da questa situazione perché si è scusato immediatamente ed ha mille giustificazioni a differenza di Mancini che ne esce sminuito. Su Tuttosport, sul giornale e sul sito certamente vedrete qualcosa di diverso rispetto a quanto emerso nella giornata di domenica. C’è da indignarsi e mi spiace che siamo di fronte ad un’altra pagina sgradevole”.