Umberto Eco si spegne, “I tre cosmonauti” continuano a cercare un senso.

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umberto eco

Il tempo passa e il suo passo è scandito dalla perdita delle persone amate e di quelle che hanno rappresentato qualcosa di importante nella propria crescita e formazione. Questo è un anno così… Tanti i nome da citare, ieri soltanto Harper Lee, autorevole scrittrice di “Il buio oltre la siepe”, e oggi Umberto Eco. Un po’ spauriti ci si guarda attorno e si fa la conta per capire in quanti si resta ad aver dato un senso alla cultura libera e mai corrotta, al senso profondo e mai svenduto della propria ricerca di libertà. Ci si guarda attorno e ci si chiede se i tanti nuovi nomi che crescono siano in grado di conservare lo stesso amore e passione per la cultura e la libertà.

Umberto Eco è morto

Si scriveranno fiumi di parole, oggi, su questo vuoto. E’ comprensibile data la statura culturale del personaggio e la levatura umana dell’uomo. Il rischio, in questi casi, come al solito è la retorica, il rivestirsi, improvvisamente del ruolo di cultori di un autore complesso ma sorprendentemente semplice e diretto nonostante il linguaggio aulico e colto.

Eppure, basta leggere non solo i suoi romanzi, i saggi, ma anche la letteratura per l’infanzia per rendersi conto del valore della sua comunicazione. In un’intervista al The Guardian Live a Londra nel recente 2015, Umberto Eco così si espresse circa la relazione tra scrittore e lettore “Io non so cosa si aspetti il lettore. (…) Io penso che un autore dovrebbe scrivere ciò che il lettore non si aspetta”. Ed è proprio così, perché è nella sorpresa che scaturisce l’emozione della comunicazione e del confronto e si può essere certi che qualcosa tra l’uno e l’altro sia passato.

Forse, allora, il modo migliore per accomiatarsi da un tale “grande” è sentire che in realtà non ci ha lasciati perché la sua forza creatrice e di comunicazione continua a provocarci nelle parole dei suoi libri. Certo, non ne scriverà altre, ma è come se avesse passato ad altri il testimone della scrittura coscienziosa e consapevole.

Non può il pensiero non correre e trovare conforto nel Sonetto 18 di w. Shakespeare in cui il poeta si accomiata dall’amico con la promessa di rendere possibile la permanenza di tale bellezza nella memoria umana, salvandola dall’oblio che, di solito, segue la morte.

Il saluto migliore è, forse, quello che si può ricostruire giocando con i titoli di alcune delle opere dello stesso Umberto Eco.

Spegnendosi La misteriosa fiamma della Regina Loana , Il pendolo di Foucault continua a oscillare anche ne L’isola del giorno prima mentre Baudolino al Cimitero di Praga col suo Numero Zero tra i Filosofi in libertà affronta con loro Problemi estetici vari. Chissà, forse s’interroga anche su Come si fa una tesi di laurea affinché essa non sia un mero esercizio burocratico. Intanto, Dalla periferia dell’Impero, sappiamo che il Costume di casa non cambia e che Il superuomo di massa non analizza Le forme del contenuto nell’Industria di massa dove L’arte come mestiere e la stessa Definizione di arte rimarranno immutate. Il nome della rosa rimarrà sarà per sempre più del nome di un fiore, soprattutto per quel lettore che sa ancora leggere e inventare la sua storia nella storia, mentre al Lettore in fabula sugli specchi e altri saggi, come Leggere i Promessi Sposi non porterà alla Ricerca della lingua perfetta perché, come sappiamo fin dai tempi della Fenomenologia di Mike Bongiorno, il mondo rimarrà lo stesso di sempre finché esisteranno Apocalittici e integrati, Stelle e stellette, Vocali da trascrivere su ogni Diario minimo senza che nessuno sia riuscito a dare un senso alla propria vita e alla propria morte.

di Loredana De Vita