Presentazione del libro “Balla solo per me” di Vincenza Alfano

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Sono felice di aver accettato l’invito di Enza Alfano. Anzi, felicissimo. 

Diciamo che non ne avrei potuto fare a meno. Per la gioia di poter parlare di un lavoro di una così brava scrittrice, certo. Ma anche per un altro motivo che ora vi spiego. L’invito suonava più o meno così.

Enza: Ciao, Aurelio, vorrei chiederti di fare da relatore.

Aurelio: Ma molto volentieri!

Enza: Grazie, ci vuole una voce maschile.

Aurelio: Azz, e hai pensato proprio a me?

Cioè, vuoi una voce maschile e hai pensato a me, proprio a me?

Non l’ho detto, però, l’ho solo pensato.

Voglio dire, non sapevo se essere inorgoglito o impaurito. 

Peggio: non sapevo se fare l’inorgoglito o l’impaurito. 

Pensateci. Se mi vanto che mi sia stato chiesto – in quanto maschio – di parlare di un libro, ma anche di una saponetta con crema idratante, non ci faccio esattamente una bella figura. Sarei solo uno che si atteggia di una fortuna immeritata. Cos’è, pensate che essere maschio – oggi, come ieri – non sia una fortuna? Ma vi devo spiegare tutto io?

Impaurito, invece, lo sono di sicuro. Quelli della mia generazione sono stati, negli anni, invitati – con la rude dolcezza tipica delle donne – a far uscire la parte femminile che era in loro.

quindi

− dopo aver fatto uscire tutta la parte femminile che è in me;
− dopo aver esperito qualche timido tentativo di scrivere un libro e atteggiarmi ad artista;
− dopo che, in quanto artista, avrei dovuto accettare di buon grado tutta la parte femminile che è in me, anzi di più;
− dopo che la parte femminile che è in me ha preso una tale coscienza che quando vado al bar chiedo un caffè amaro in tazza non calda ma tiepida, facciamo fredda, con acqua a parte né liscia né gasata mi raccomando a temperatura ambiente anzi, sa che le dico, mi faccia un ginseng allebacche dgoji con scorza di limone; sì, a parte, bravo;

dopo tutto questo, allora, mi venite a ancora chiedere una voce maschile?

Ma poiio non mi sento mica un Sylvester Stallone. E, certo, nemmeno un Jude Law. Diciamo un Danny DeVito, che mi pare un buon esempio. Ma mi domando, cara Enza, sei sicura di volere una lettura del libro di Danny DeVito?

 Comunque, con tutti questi pensieri in corpo mi sono però premunito e ho chiesto aiuto al simbolo della mascolinità più pura, all’uomo tra gli uomini, al più bello d’Italia. Sì, ho chiesto consiglio a Gabriel Garko. Il quale, dopo aver ascoltato la domanda con la bocca a culo di gallina – qui si può scrivere: gallina? – e aggrottato la fronte in una posa meditabonda e pensierosa, mi ha chiesto di tornare dopo il face massaging e il chicken-mouth lifting. Ma fu sera e fu mattina, e sto ancora aspettando

Ma torniamo all’invito:

Enza: Ti voglio

Aurelio: Volentieri

Enza: Maschio, mi raccomando

Aurelio (un po’ sudato, un po’ speranzoso, sostanzialmente confuso): Va bene, Enza, cosa devo fare?

Enza: Allora, l’assegno è: Balla solo per me da pagina 1 a pagina 160

Aurelio: …

Enza: Hai scritto tutto?

Aurelio: … professorépure i risvolti di copertina?

Enza: Tutto

Aurelio: Va bene, professoré... se nonna, non muore, però!

Come potete immaginare, mia nonna non è morta, ed eccomi qua. Cioè, mia nonna non è morta in questi dieci giorni. È morta quando non serviva a niente, vatti a fidare delle nonne, buone solo a preparare budini e riempirti di coccole!

Comunque. Ho provato pure a copiare dalle miecompagne di banco. Due belle bambine bionde, simpatiche, Anna e Stefania. Io le voglio molto bene. Ma quando si sono accorte che volevo copiare si sono messedi traverso e hanno chiamato pure la maestra.

Comunque, la professoré ha chiesto un tema, e il tema avrà.

TEMA

Parla di un libro che hai letto negli ultimi dieci giorni e t’è piaciuto, il cui titolo comincia con “Balla” e finisce con “solo per me”.

SVOLGIMENTO

Quando ho preso in mano il libro la prima cosa che ho notato è la copertina che mi è piaciuta moltissimo. Mi è piaciuta moltissimo perché ci sono tutte le mattonelle scardate bianco sporco. In verità, mia mamma ha detto che non sono bianco sporco ma invece sono proprio sporchissime, e ci faceva specie che c’era qualcuno che si firava di camminare a piedi nudi sopra. Allora io ho pensato che ci aveva ragione e per questo la signorina ci cammina sopra con le punte dei piedi.

Il libro comincia con Coppelia, figlia di Coppelius e nipote di Coppetiellus, il nonno birichino. No, veramente il fatto del nonno non c’era e me lo sono inventato. 

Comunque, la protagonista è una ballerina, in quanto dice:

“Si entra in scena con i muscoli già caldi e il cuore che batte di più. Noi non balliamo, nessuno di noi pensa di farlo. Noi raccontiamo una storia e lo facciamo come sappiamo, con la lingua dei gesti e dei passi”.

È bello quello che ha detto, allora ho pensato che Vincenza Alfano non scrive semplicemente, ma racconta una storia con le parole. Non so cosa significa, ma voglio dire che il libro mi ha acchiappato da subito.

La ballerina – che è una prima ballerina, non una di seconda scelta – poi si descrive dice una cosa tristissima: “Sono l’amata che non amerà mai”. A me questa cosa mi ha ricordato le Barbie di mia sorella, che effettivamente si vede che con quella faccia non amano a nessuno. Secondo me, però, sono tristi pure perché fanno la fame. 

Comunque la prima ballerina si chiama Laura, ha trentatré anni ed è magra come un’acciuga. Visto che pure lei è come le Barbie di mia sorella?

Ma la cosa bella è che Laura parla come se parlasse proprio a me. Cioè racconta i suoi fatti come se li raccontasse lei, mentre prima era un altro a raccontare, una specie di narratore eterodiegetico, come ha detto la professoré. Quando l’ho detto a casa, mamma ha capito erotico-dietetico e ha pensato che la professoressa ci avesse dato da leggere Cinquanta sfumature di zenzero. Allora s’è fatta il segno della croce, e per penitenza s’è portata il libro in bagno, uscendone poi tutta in lacrime e dicendo: “Bellissimo, è bellissimo…”. Quella mamma quando piange dice sempre che è bellissimo, ma stavolta lo dico pure io e vi spiego perché

Il libro parla di una storia d’amore tra Laura, Giovanni e Maria. Cioè, non si amano tutti e tre assieme, ma Laura ama Giovanni, Giovanni ama Laura ma pure un po’ Maria, Maria ama Giovanni ma non ama Laura. 

“Una storia d’amore normale”, ha detto papà. Ma sottovoce, ché se lo sente mamma poi lo vediamo pure a lui piangere. Sempre per quanto è bellissimo il libro.

Comunque il libro è bellissimo per i seguenti motivi:

− parla di danza, e a me e a mamma piace la danza; dovreste vedere come piange mamma quando vede Roberto Bolle e dice: “Bellissimo, è bellissimo…”, allora io dico che è ricchione e mamma mi prende a schiaffi e piango pure io. Ma non dico: “Bellissimo, è bellissimo…”perché ho paura che mi prende a schiaffi pure papà e non la finiamo più;
− parla d’amore, e l’amore move il sole e l’altre stelle”, come dice il poeta che ha scritto la dedica iniziale; e pure qui l’amore muove tutto, e poi i personaggi fanno spesso l’amore e la cosa mi piace assai; ma sempre due a due: Laura e Giovanni, Giovanni e Maria. Niente Laura e Maria, mannaggia;
− perché l’autrice scrive frasi che fanno pensare, come: “Vivere nel frattempo”, che mi dà l’idea che Laura e Giovanni vivono proprio nel tempo “fra”: fra tutto il resto, fra il tempo degli altri; fra le faccende degli altri. Un tempo rubato alla vita per vivere la vita: immaginate qualcosa di più bello?
− perché ci sono scritte frasi che mi fanno venire il mal di testa: “Finché c’è, ci ameremo di più. Sapendo che non è possibile, ci ameremo di più. Perché non è giusto, continueremo ad amarci”. Che sono frasi bellissime che poteva scriverle solo una femmina, perché le femmine sono brave a spaccare il capello in quattro, sono brave a spaccare il pensiero, sezionarlo istante dopo istante. Noi maschi siamo più grossolani, tagliamo la vita a fette grandi e la mangiamo a bocconi grossi. Papà dice che lo fanno tutti i maschi tranne i poeti e gli artisti; e quelli che vogliono fare fessi le femmine, ha aggiunto. Io non ci credo, ma papà è papà;
− poi c’è il personaggio di Maria, che è proprio come la mia mamma: è premurosa; tiene la casa pulita e ordinata, cucina bene e vuole bene ai figli; l’unica differenza è che mia madre riempie papà di male parole anche quando non ha fatto niente. Lei dice che fa così perché papà poi impara (senza aggiungere cosa), e allora mi viene in mente che forse Vincenza Alfano non voleva descrivere una vera mamma ma voleva parlare di un’idea di mamma, una specie di giustifica scritta per Giovanni, come per me quando salto la scuola;
− c’è un’altra frase che mi ha colpito: “Una donna che indossa la taglia 48 non può capire le esigenze di una trentotto, nemmeno se le fanno il lavaggio del cervello”. Allora, dico io, se le donne nemmeno si capiscono tra di loro, perché perdono tempo a cazziare gli uomini? Lo fanno per sport? Per partito preso? C’è in corso una raccolta punti?
− è bellissimo per come parla di Napoli, la mia città; lo fa con poche parole secche, essenziali, e lo fa attraverso un fatto terribile che succede. Lo fa pure quando Laura dice a Giovanni: “Non mi serve questa bellezza, se non la guardi tu. Non mi serve, se resto da sola, ancora una volta”, che mi sembra proprio quando vedo Napoli e la trovo bellissima. Poi vedo i napoletani, e la trovo bella ancora di più;
− perché è scritto in una lingua bella, una lingua “necessaria”, dove ogni parola serve all’altra che segue così come si appoggia a quella che la precede; una specie di canzone, dove le parole si appoggiano alle note e viceversa;
− perché – e poi metto la parola fine al tema – questo libro è come un diamante purissimo infilato nel cuore di ogni personaggio, e di ogni cuore ci mostra tutte le sfaccettature; ci mostra ogni bellezza; ci trasmette ogni dolore.

Per tutte queste ragioni, quindi – e pure perché era richiesto dal tema – m’è piaciuto Balla solo per me di Vincenza Alfano e lo consiglio a tutti. Lo consiglio pure a papà, così si impara a stare accorto, che mamma non è come Maria.

FINE

Aurelio Raiola