Dove sono i bambini? Chi controlla i loro custodi?

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“Infine” la verità viene fuori!

Come è difficile credere che nessuno sapesse! Come è orribile accettare l’omertà di quelli che sapevano o avevano intuito, ma si proteggevano nel silenzio mentre una bambina, Fortuna (un nome che è una parodia della sua vita) precipitava da un balcone come un angelo caduto che abbia smarrito la sua strada. Orrore dinanzi alle bugie. Gli angeli, se esistono, non precipitano nel vuoto, neanche se “caduti”. Solo i bambini hanno parlato e hanno ridicolizzato una volta di più il ruolo di quegli adulti che non sanno di esserlo.

“Infine” la verità viene fuori… o parte di essa, perché c’è un confine sottilissimo tra colui che commette un crimine e coloro che ne tacciono l’esistenza.

Questa storia terribile di Fortuna, come di Antonio, probabilmente, o dei tanti altri bambini che hanno i nomi del mondo, è una tragedia che parla da sé. Urla da sé, a dispetto del silenzio imposto a se stessi e ai bambini pur di non restare coinvolti. Si è già coinvolti, in realtà, negarlo non fa che accrescere la complicità. Eppure, nella sua atrocità, questa storia sembra lievitare spostando il focus dell’attenzione sulla vittima, come è giusto, e sul suo aggressore, come avrebbe dovuto essere fin da subito, ma trascurando di vedere il resto: i bambini, gli altri bambini, quelli che hanno perso fiducia nell’adulto mentre perdevano la propria innocenza.

Come la panna montata, ovunque non si fa che parlare e scrivere di Fortuna, ed è un dovere, ma la panna montata che ingurgitiamo dimentichi di quanto male possa fare il suo grasso al nostro organismo, può anche impazzire o irrancidire. La panna montata esaurisce il suo gusto raffinato e ciò che resta è la memoria di quanto ci sia piaciuta e di quanto l’abbiamo desiderata. Così sarà per Fortuna, ma non per gli altri bambini.

Fortuna, prima o dopo, diventerà un breve trafiletto in fondo alla pagina di un quotidiano locale; gli altri bambini resteranno a condividere lo spazio e il tempo con persone cha hanno scelto il silenzio sulla loro pelle, che hanno immaginato di accrescere il circuito di protezione segregando la verità in un recinto di filo spinato.

Inevitabili il dolore, la rabbia, lo sgomento e persino il desiderio di vendetta per punire chi ha commesso il più orribile dei crimini contro l’innocenza, ma non basta.

Non deve bastare, ci sono altri bambini che respirano quel soffio di morte a pochi passi da Fortuna o che, comunque, di certo non respirano la vita in mezzo a persone che degradano la loro crescita insegnando solo a proteggersi e nascondere. Questi sono i bambini che, domani, useranno gli stessi sistemi e che saremo pronti a giudicare e condannare per il loro mal costume, l’ignoranza e il capovolgimento dei valori e di ogni principio.

In realtà, non dovremmo che condannare e punire noi stessi per essere rimasti a guardare e ad aspettare che la panna irrancidisse. Anche il silenzio omertoso è una violazione di innocenza. Anche l’incoraggiamento al silenzio e alla negazione è una violazione dell’innocenza. Anche soffocare il grido di sorpresa o di orrore che non può non nascere in un bambino di fronte all’incommensurabile tradimento degli adulti è una violazione di innocenza.

Quando i bambini tacciono dinanzi ai soprusi è perché hanno paura e/o vergogna: temono di esserne responsabili, sono a disagio perché pensano di averci traditi. Crescono, allora, immediatamente e all’improvviso. I loro corpi fanciulli non corrispondono più allo sguardo severo dell’adulto che si è formato dentro di loro; un adulto uguale a noi, silenzioso e circospetto, pronto a mentire per non essere scoperto, furbo a sufficienza da nascondere un dolore che sanno incompreso e non condiviso.

Un adulto che educa al silenzio, o lo impone, è un adulto che non sa ascoltare né riconoscere i segni del dolore. E’ un adulto che volta lo sguardo e langue nella presunzione di “aver risolto” il problema. Ecco, della terribile storia di Fortuna, resta non solo il vuoto della sua perdita, ma il vuoto di quegli adulti con i paraocchi che hanno venduto la propria dignità e responsabilità al mercato della complicità e dell’incoerenza.

Sono adulti che hanno tradito i bambini. Sono adulti che non sanno crescere la speranza. Sono adulti svuotati di senso e direzione.

Dove sono i bambini? Chi controlla i loro custodi?

Nel rumore del clamore della morte urla l’abisso dell’abbandono.

di Loredana De Vita