Marzo Donna – Parlare della violenza contro le donne è un imperativo che riguarda non solo le persone direttamente coinvolte, ma l’intera comunità, perché, come dice Vincenza Alfano, curatrice dell’antologia, “la violenza contro le donne ha degli esiti trasversali”.
La violenza contro le donne comincia prima delle cronache sui giornali, prima delle denunce, prima persino del primo schiaffo; è una violenza che nasce da atavici pregiudizi culturali, stereotipati e standardizzati nei modelli educativi familiari, scolastici e proposti persino dai mass media che ne confermano la valenza negativa; è una violenza prodotta da mostri che si perpetua nel dolore della vittima e di chi le è accanto; è una violenza che richiede un intervento formativo oltre che informativo per essere “sconfitta”.
L’antologia, Nemmeno con un fiore, curata dalla docente e scrittrice Vincenza Alfano per i titoli di “l’Erudita”, nasce con l’intento di aiutare a riflettere sul tema della violenza di genere ponendosi al suo interno. Ciascun monologo, infatti, narrato quindi in prima persona, raccoglie ed esprime emozioni, timori, ma anche speranze e desiderio di opporsi.
Alcuni dei monologhi si costituiscono come immedesimazione nella condizione del genere opposto, donne che raccontano dal punto di vista maschile e viceversa, allo scopo di “indossare le scarpe dell’altro” e divenire parte della sua storia.
Molto interessante la presenza tra gli scrittori dei monologhi di studenti dei Licei Sannazzaro e Vittorini che con il loro contributo hanno di certo reso possibile la continuazione nelle scuole di un dialogo sull’educazione affettiva e ai sentimenti, più volte citato come opportunità importante per debellare la violenza di genere.
Alla presentazione sono intervenuti: Anna Copertino, giornalista e scrittrice; Gino Giaculli, giornalista e scrittore; Paolo Miggiano, scrittore e vincitore del premio “Essere donna 2016”. Ciascuno, con grande sensibilità e competenza, ha affrontato il tema lasciando al pubblico numerosi profondi spunti di riflessione.
Particolarmente emozionante l’intervento di Anna Copertino, nei panni di parente testimone di vittima di femminicidio. La storia di Giustina Copertino, “fatta morta” dall’uomo che avrebbe dovuto amarla, ha reso il senso dei monologhi ancora più pertinente consentendo il passaggio dalla narrazione alla vita.
Lino Blandizzi, cantautore di bravura tecnica e artistica, ma anche di profondo spessore umano, ha accompagnato il racconto della storia di Giustina con una canzone “Gocce” scritta in suo onore da Loredana De Vita, scrittrice, e dal cantautore musicata e interpretata.
Di particolare intensità l’intervento di Gianluca Masone, regista e attore e di Emanuela Pugliese, che hanno interpretato una piece teatrale sulla violenza domestica. La recitazione, drammatica e fedele al reale, ha trasportato la coscienza di ciascun spettatore e relatore nel “tempo del reale” in cui non si può restare indifferenti e silenziosi perché la violenza contro le donne esiste e uccide. Dinanzi a una tale realtà viene da “commettere un maschilicidio anche a chi è uomo” commenta Gianluca Masone.
La presentazione si conclude lasciando un segno e chiedendo un impegno: mai più chiudere gli occhi, mai più fingere di non vedere, mai più abbandonare nella solitudine umana e sociale le vittime, mai più tacere.
di Loredana De Vita