E’ morto questa sera a Roma Oliviero Beha, 68 anni. Lo annuncia la figlia Germana. “E’ stato un male molto veloce – spiega- Papà se n’è andato abbracciato da tutta la sua grande famiglia allargata di parenti e amici”.
Giornalista, scrittore, saggista, conduttore televisivo e radiofonico, Beha era nato a Firenze il 14 gennaio 1949. Lascia la moglie Rosalia, i figli Saveria, Germana e Manfredi, l’amatissimo nipotino Michele.
Dopo gli esordi a Tuttosport e Paese Sera Beha aveva lavorato tanti anni a Repubblica , come inviato, occupandosi di sport e società. E’ stato poi editorialista e commentatore anche politico per La Rinascita, Il Messaggero e Il Mattino (e successivamente per L’Indipendente). Il lavoro con la tv arriva nel 1987 con Andrea Barbato a Va Pensiero, contenitore culturale della domenica di Rai3.
Tante, negli anni, le trasmissioni di successo. Da Radio Zorro, premiatissimo programma di servizio di Radio Rai, alla Gazzetta dello Spot su Rai3 (tra l’89 e il 1990) fino a Brontolo, settimanale in onda su Rai3 dal 2010 , dedicato all’approfondimento politico e sociale. (fonte Ansa)
Di seguito la lettera della figlia scritta sul blog del padre, Oliviero Beha
E ahimè oggi, mi presento… sono una delle figlie.
Nelle ultime settimane mi è capitato di essere le mani di papà che hanno trasferito in parole scritte su un monitor quello che lui velocemente mi dettava. Si perché, gli articoli lui, li aveva in testa, non seguiva appunti, non doveva cambiare o correggere delle frasi… lui parlava ed io scrivevo perché animare, vibrare e far venire vere le parole, Lui, l’aveva come dono.
Scrivo queste righe perché con grande orgoglio, sono convinta che papà lascerà un vuoto profondo nel mondo dell’informazione perché a dispetto del suo carattere burrascoso, a volte irriverente, spesso ironico, dispotico e a tratti per alcuni arrogante, è stato, è, e rimarrà un giornalista libero. La “libertà è un lusso di pochi” mi ripeteva…
Era fiero di essere chiamato giornalista e di potersi definire tale. Mi diceva spesso che il compito di un giornalista è raccontare la verità perché è un diritto di chi legge sapere i fatti per poter elaborare una propria opinione basata sul vero e non “indirizzata” o “deviata”. Certamente, alla descrizione della realtà, papà non ha mai negato anche la sua opinione che è risultata spesso scomoda, ma si è sempre assunto, credetemi, sempre, la responsabilità di ciò che pensava e credeva…
Inutile dirvi il vuoto che lascia nelle persone che lo amano, in mia madre, donna incredibile con cui ha costruito una famiglia meravigliosamente complicata, allargata e colorata, in tutti i suoi figli, nei tanti amici che sono parte integrante di “questo grande gruppo vacanze”.
Permettetemi, a nome di un piccolo bimbo di due anni che oggi perde un nonno che lo adorava in maniera assoluta, di dirvi, affinché arrivi a chi legge, che si è dimostrato un nonno semplicemente straordinario.
A nome di tutti noi, scrivo che essere “veri” a dispetto di tutto e di tutti in questo mondo, è un grande atto di coraggio, una straordinaria forma di libertà. Questa eredità, noi, la teniamo stretta perché è parte di ciò che siamo ed è quello che cercheremo di trasmettere ai figli, agli amici che ci sono ecco saranno…
Questa battaglia, purtroppo per noi tutti lui l’ha persa, ma i suoi occhi verdi diventati grigi, i suoi gesti a tratti goffi, le sue parole complicate ma chiare, tutta la sua vita, restano e resteranno…
“Buon viaggio papà, continua, come sempre hai fatto a camminare e pensare veloce… noi continueremo a parlare di te e con te. Michele continuerà a guardarsi le due linee sul palmo della mano e dirà “nonno” e noi, ti ritroveremo li…”.