Omicidio Vincenzo Ruggiero, fatto a pezzi con una motosega

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vincenzo ruggiero

Altre scioccanti verità saltano fuori dall’omicidio di Vincenzo Ruggiero. Per la Procura di Napoli nord, che sta coordinando le indagini, è un omicidio con «Modalità mafiosa» quello di Ciro Guarente, l’assassino del giovane commesso del negozio Carpisa del centro commerciale Campania.

Il corpo del giovane Vincenzo è stato fatto a pezzi con una motosega: tagliato a metà all’altezza dell’ombelico, testa decapitata e arti tagliati. Il Mattino paragona Ciro a Leatherface, protagonista del film Non aprite quella porta di Tobe Hooper. E la ferocia del delitto assomiglia infatti alla brutalità con cui Thomas Hewitt, alias Leatherface, uccideva le sue vittime nella pellicola diventata poi un cult del cinema horror.

Dal Mattino si legge: “Anche la devastazione del corpo della vittima è simile nelle scene del film. Analoga la modalità del sezionamento. I resti sono stati poi messi in una vasca e coperti di rifiuti e abiti. In un buco al centro della vasca topi e ragni avevano costruito una tana. Accanto, la polvere di cemento e le mattonelle comprate il giorno 8 luglio da Ciro per cercare di coprire tutto. Finzione che si mescola a realtà”.

Ciro, ex militare di Marina, aveva provato a farla franca. Voleva far sparire il corpo per poi inventarsi la dinamica di un omicidio preterintenzionale con relativo sconto di pena. La furia di Ciro è scoppiata a causa della gelosia. Lui fidanzato con la trans polacca Heven Grimaldi dal 2010, non accettava che lei ospitasse Vincenzo a casa da circa tre mesi.

Sempre i colleghi del Mattino riportano: “Vincenzo, aspettava di trovare una nuova sistemazione prima di lasciare per sempre l’appartamento di via Boccaccio. Aveva litigato con il fratello, non poteva rientrare a Parete. Ma questo Ciro non voleva capirlo. La bella trans – che compare come escort con il nome di Eva Petrova su alcuni siti internet per scambisti – aveva cominciato a prestare attenzioni a Vincenzo. E Ciro, che sui siti pare si prostituisse anche lui con il nome di Lino, aveva pianificato la morte del concorrente in amore”.

Ciro ormai accecato dalla gelosia, aveva già pianificato tutto. Il giorno prima del 7 luglio aveva “affittato il garage di via Scarpetta a Ponticelli – rione dove è cresciuto – dal gestore di un autolavaggio abusivo di una palazzina popolare. Il venerdì aveva atteso il rientro di Vincenzo a casa in via Boccaccio ad Aversa per circa due ore. L’avrebbe colpito alla testa forse con un bastone o una zappa, appena rientrato a casa. Scartata l’ipotesi che sia nata prima una discussione – così come aveva raccontato l’assassino ai carabinieri di Aversa il 28 luglio – Ciro si sarebbe disfatto del corpo portandolo nel garage, approfittando di un’assenza temporanea di Heven, a Bari per lavoro. Ha mentito, infatti, raccontando di aver disperso il cadavere nel mare di Licola”.