Matteo, il bambino di 8 anni che ha inventato la parola “petaloso” e l’ha proposta all’Accademia della Crusca, dando vita ad un nuovo tormentone “social-linguistico”.
Sembra una favola la vicenda che da sole 24 ore, diffondendosi a macchia d’olio, sta facendo sognare tutta l‘Italia; la favola di Matteo, il bambino inventore, e della parola “petaloso“. Magari un giorno, chissà, la ritroveremo nei libri di favole dei nostri bambini, fratelli, nipoti, e sorrideremo nel raccontarla, al pensiero di quanta realtà possa esserci nelle favole, e di quanto questo possa farci bene, insegnarci, dal punto di vista educativo e umano.
Tutto ha avuto inizio qualche settimana fa, quando la maestra Margherita Aurora, assegna un lavoro sugli aggettivi ai suoi piccoli alunni, e quando uno di questi, Matteo, ha scritto di un fiore che era “petaloso”. La parola, benché inesistente, è piaciuta molto alla maestra che, dopo averla segnata in rosso come un “errore bello“, ha deciso insieme agli alunni di inviarla all‘Accademia della Crusca per una valutazione. La lettera è stata scritta da Matteo, corretta dalla maestra, e ricopiata in bella grafia da una compagna di classe.
Il protagonista di questa storia, Matteo, è un bambino di 8 anni che frequenta la classe 3a – sezione C – della scuola primaria “O.Marchesi” di Copparo, in provincia di Ferrara. La risposta dell’Accademia della Crusca è arrivata ieri, martedì 23 Febbraio 2016, “precisa ed esauriente” – afferma la maestra – attraverso un post pubblico sul suo profilo facebook: “per me vale come mille lezioni di italiano”, “grazie al mio piccolo inventore Matteo”.
Con ogni probabilità la simpatica maestra non avrebbe mai immaginato quello che da lì a poche ore si sarebbe scatenato, sul web e non solo, dalla pubblicazione del suo post. La “petaloso mania” è ormai inarrestabile. Tutte le testate giornalistiche, o quasi, ne parlano: un bambino di 8 anni inventa una nuova parola, “petaloso”, e l’Accademia della Crusca non solo risponde e approva, ma incita a diffondere la parola, affinché possa rientrare nel linguaggio comune di tutti o “di tanti”, e quindi essere inserita nel vocabolario della lingua italiana, realizzando il sogno del piccolo Matteo.
A rispondere affettuosamente alla lettera del piccolo Matteo è Maria Cristina Torchia, della redazione della consulenza linguistica della Crusca; qui riportiamo il testo originale:
“Caro Matteo, la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano così come sono usate parole formate nello stesso modo. Tu hai messo insieme petalo + oso –> petaloso = pieno di petali, con tanti petali. Allo stesso modo in italiano ci sono: pelo + oso –> peloso = pieno di peli, con tanti peli; coraggio + oso –> coraggioso = pieno di coraggio, con tanto coraggio. La tua parola è bella e chiara, ma sai come fa una parola a entrare nel vocabolario?
Una parola nuova non entra nel vocabolario quando qualcuno la inventa, anche se è una parola “bella” e utile. Perché entri in un vocabolario, infatti, bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e tante persone la capiscano. Se riuscirai a diffondere la tua parola fra tante persone e tante persone in Italia cominceranno a dire e a scrivere “com’è petaloso questo fiore!” o, come suggerisci tu, “le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molto petalosi”, ecco, allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano, perché gli italiani la conoscono e la usano.
A quel punto chi compila i dizionari inserirà la nuova parola fra le altre e ne spiegherà il significato. E’ così che funziona: non sono gli studiosi, quelli che fanno i vocabolari, a decidere quali parole nuove sono belle o brutte, utili o inutili. Quando una parola nuova è sulla bocca di tutti (o di tanti), allora lo studioso capisce che quella parola è diventata una parola come le altre e la mette nel vocabolario. Spero che questa risposta ti sia stata utile e ti suggerisco ancora una cosa: un bel libro, intitolato Drilla e scritto da Andrew Clemens. Leggilo, magari insieme ai tuoi compagni e alla tua maestra: racconta proprio una storia come la tua, la storia di un bambino che inventa una parola e cerca di farla entrare nel vocabolario. Grazie per averci scritto. Un caro saluto a te, ai tuoi compagni e alla tua maestra. ”
“L’invasione petalosa“, a furia di tweet e condivisioni, è arrivata proprio a tutti. Sono nate pagine, eventi e gruppi su facebook a sostegno della diffusione del termine e della realizzazione del sogno di Matteo. Un sogno, una storia bella, che insegna con dolcezza e simpatia. A sposare la “causa”, anche con ironia e simpatia, aziende, marchi e multinazionali di ogni settore, varie personalità dello spettacolo e del mondo social, come i the jackal che hanno fatto una proposta alla Crusca fingendosi Antonio Banderas.