Il 24 gennaio 2005, Attilio Romanò veniva ucciso dalla camorra. Vittima della guerra combattuta a Secondigliano tra il clan Di Lauro e gli “scissionisti”. I sicari della cosca nata sotto l’ala di “Ciruzzo ‘o milionario” entrarono in un negozio di telefonini dove Attilio lavorava e gli esplosero contro cinque colpi di pistola, credendo fosse Salvatore Luise, nipote del boss scissionista Rosario Pariante, cogestore dell’attività, dove, invece, la vittima innocente era solo dipendente. L’11 novembre 2019 è arrivata la condanna all’ergastolo per Marco Di Lauro, ritenuto il mandante dell’agguato.
Maria Romanò, sorella di Attilio, che in questi anni ha sempre e solo voluto che venisse fatta giustizia, ha scritto sulle pagine del ‘Mattino’, una commovente lettera, a pochi giorni dall’anniversario della tragica morte del fratello.
“Scrivere di mio fratello Attilio per me non è mai semplice.
Da quando quel maledetto 24 gennaio di 15 anni fa la camorra, con la sua violenza cieca, ha posto fine all’esistenza di un giovane uomo, figlio, fratello, marito, amico, la mia vita e quella della mia famiglia non è stata più la stessa.
Attilio amava la vita e nutriva una fortissima passione per la poesia. E allora io non voglio parlare di faide, di sparatorie tra clan rivali e di boss della camorra. No, Attilio voglio ricordarlo attraverso ciò che lui amava. È questo il modo migliore per “tenerlo” ancora tra noi. Non per attenuare il dolore, perché la ferita che ci è stata inferta non potrà mai essere sanata.
Tante iniziative sono nate nel nome di mio fratello. A lui sono intitolate scuole e presìdi associativi. E soprattutto a lui è intitolato un concorso di poesia, che ha luogo nel Liceo Sbordone, il liceo che io e Attilio abbiamo frequentato insieme.
Cinque anni fa, in occasione del decennale della sua uccisione, abbiamo dato alle stampe, anche grazie al sostegno della Fondazione Polis della Regione Campania, il libro “Buona idea”, una raccolta di poesie scritte da Attilio. Presto pubblicheremo un altro volume: una nuova raccolta di poesie, questa volta scritte dagli studenti che hanno vinto il Premio Attilio Romanò. Ci sembra giusto farlo: Attilio continua a vivere nel cuore di chi lo ama o ha imparato ad amarlo: tanti ragazzi sensibili e profondi, i quali, proprio come Attilio, vedendo nella poesia una crescita interiore e uno strumento che li mette in comunicazione col mondo intero, esprimono, attraverso le parole, i propri sentimenti e stati d’animo. Giovani che incontro ogni anno e che mi trasmettono sempre tanto affetto e forti emozioni. Con lo sguardo rivolto al futuro e che brillano nutrendosi di quel carburante che continua a tenere Attilio in vita: l’Amore!
Caro Attilio, noi continueremo su questa strada. Siamo convinti, come te, che la cultura, l’arte, la bellezza della poesia siano gli strumenti migliori da contrapporre alla violenza. Ci piace sognare che la bellezza della poesia possa essere realmente l’antidoto alla criminalità che continua a infestare le strade della città. Ci piace sognare che la poesia possa essere l’”arma” più efficace per far capire, soprattutto ai giovani, che la strada giusta è quella della legalità.
Lo dobbiamo a te e al tuo sacrificio, che non può e non deve essere vano. Non ti sembra anche questa una buona idea?”.