Sanremo 2020, commozione per il rapper malato di sla Paolo Palumbo

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L’emozione più grande della seconda serata del Festival di Sanremo, arriva con Paolo Palumbo, malato di Sla da quattro anni e costretto su una sedia a rotelle, canta attraverso un riproduttore vocale sonoro che funziona grazie a un sensore ottico

Sanremo 2020. Gli occhi (e il coraggio) di Paolo. Sul palco, da ospite, accolto da Amadeus che l’ha scartato all’ultima selezione delle nuove proposte ma fortissimamente voluto all’Ariston, accompagnato dal rapper Kumalibre e da suo fratello Rosario (“l’eroe di questa storia, le mie gambe, le mie braccia”) l’emozione più grande della seconda serata del Festival di Sanremo arriva Paolo Palumbo 22 anni, sardo, elegantissimo nel suo abito da performance festivalerio.

 

Sanremo 2020, la storia di Paolo

Malato di Sla da quattro anni è costretto su una sedia a rotelle, canta attraverso un riproduttore vocale sonoro che funziona grazie a un sensore ottico, e la sua è una lezione di determinazione e di vita. “Io sto con Paolo” il brano rap che racconta com’è cambiata la sua vita, (“Il mio corpo è diventato una prigione“, “Sono la montagna che va da Maometto pur restando disteso nel lettoScusate la voce da casello autostradale“) precede il discorso che rivolge a tutti noi, troppo spesso distratti rispetto alla fortuna che la vita ci riserva: “Chiudete gli occhi e cominciate a pensare che la vostra quotidianità venga interrotta, che vi venga tolto il piacere di fare una respiro profondo o di bere un bicchiere d’acqua. Nel vostro piccolo aiutate il prossimo non buttate via la vostra vita“. Quella di Paolo e dei suoi preziosi e indimenticabili occhi che bucano il video al Festival è la storia di un ragazzo sfortunato? No, quella di un ragazzo che non si è arreso: “I limiti sono solo dentro di noi“. #StiamotutticonPaolo