Le mafie non stanno a guardare

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di Vincenzo Vacca

Per quanto con alti e bassi, la fase di emergenza della diffusione del covid 19 sembra che si stia superando, ma il pericolo che possa riprendere è dietro l’angolo. Ecco perchè si sta preparando quella che è stata chiamata la “fase 2” ovvero una ripresa graduale dell’attività economica e commerciale del Paese al riparo dalla possibilità concreta di tornare a grandi numeri di contagiati e di ricoverati. Infatti, e non era possibile fare diversamente a causa del fatto che abbiamo di fronte un virus sconosciuto alla scienza, siamo stati costretti sia a sospendere quasi tutte le attività, sia a stare a casa.

La ripresa di una minimale attività economica pone una serie di problemi che vanno evidenziati, discussi, resi centrali nella nostra vita pubblica e politica. Tra questi, occorre affrontare il nostro storico convitato di pietra: la criminalità mafiosa. Nella storia del nostro Paese le mafie sono riuscite spesso a insinuarsi il alcuni snodi fondamentali. Basti pensare a quello che è successo in ordine alla presenza della camorra per quanto riguarda la ricostruzione post terremoto del 1980. Per tornare all’attuale emergenza, nelle ultime settimane sono stati rilevati numerosi episodi che hanno visto esponenti di alcuni  clan criminali impegnati nella distribuzione di viveri in quartieri popolari, approfittando dei ritardi degli interventi in tal senso da parte delle Istituzioni centrali e locali. A tal proposito, è il caso di ricordare che le mafie non sono solo una particolare forma di criminalità, ma sono poteri criminali e, come tutti i poteri, hanno bisogno del consenso sociale. Ecco perché quegli episodi di “assistenza mafiosa” sono gravi, perché provano a legittimare, agli occhi di una popolazione bisognosa, le presenze mafiose.

L’articolo che state leggendo appare su un giornale web, la cui direttrice editoriale, Anna Copertino, è una giornalista che è sempre stata in prima linea per la costruzione di una diffusa coscienza antimafiosa.  Basti pensare al libro “Un giorno per la memoria”, curato dalla stessa Copertino, per ricordare una serie di vittime delle mafie. Vittime alle quali non viene data una sufficiente memoria. Con questo libro, invece, si prova a ridare voce a coloro che sono rimasti uccisi, spesso solo perchè si trovavano nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Perché ricordo ciò?  Lo ricordo perchè, non prestare la necessaria attenzione al pericolo dei poteri criminali nello sforzo collettivo che il nostro Paese sta attualmente intraprendendo per risollevarsi dalla drammatica situazione economica in cui attualmente versa, lo pagheremmo duramente in termini di soffocante presenza criminale, con tutto quello che ciò significa anche e soprattutto per la connaturata violenza. Non a caso diversi Procuratori della Repubblica hanno chiesto al Governo di non rinunciare ai meccanismi di controllo in ordine alla destinazione degli importanti finanziamenti nazionali ed europei.

Anche in questo momento, la più volte citata esortazione investigativa di Falcone “segui i soldi ” deve diventare un imprescindibile punto di riferimento. Non partiamo dall’anno zero. Le mafie sono ben lungi dall’essere state sconfitte, ma lo Stato democratico è riuscito a dare colpi micidiali a fortissimi clan mafiosi, basti pensare ai “casalesi” e ai “corleonesi“, grazie a una legislazione antimafia che è diventata punto di riferimento per mezzo mondo. Purtroppo, è costato il sacrificio di tante persone. Occorre, pertanto, rafforzare l’attività preventiva volta a contrastare efficacemente tutte le eventuali opacità che potrebbero verificarsi nei flussi di finanziamento. Opacità che favoriscono una volontà criminale di fruire, almeno in parte, dei vantaggi economici. Del resto, i provvedimenti finalizzati al rilancio economico sono urgenti e necessari,  tenendo anche conto del fatto che le mafie sono in grado di poter fornire liquidità a imprenditori in difficoltà. Dunque, abbiamo di fronte una grande sfida. Una sfida nei confronti della quale tutti devono sentirsi mobilitati.