A due giorni dalla violenta esplosione avvenuta a Beirut, capitale del Libano, il bilancio delle vittime sale a 135 persone e quattromila feriti. Un bilancio drammatico che desta preoccupazioni e cordoglio nel mondo intero, per l’elevato numero delle vittime e dei feriti, a cui vanno aggiunti gli oltre trecentomila sfollati che hanno perso tutto e la distruzione dei depositi di grano preannuncia anche una crisi alimentare.
Si tratta, dunque, di un enorme dramma umanitario che ha colpito il popolo libanese e che non può lasciare nessuno indifferente. L’Italia si è subito attivata per dare sostegno alle attività di soccorso e di assistenza alla popolazione libanese, inviando otto tonnellate di materiale sanitario, aiuti umanitari coordinati dalla Protezione Civile e squadre dei Vigili del fuoco e della difesa specializzate, per fornire ausilio immediato alle Autorità locali. In un momento particolarmente delicato del Paese, segnato anche dalle difficoltà economiche e dalla diffusa instabilità della regione che si aggiunge al peso della crisi sanitaria di matrice pandemica, sussiste un serio rischio di ulteriori gravi ripercussioni sulla popolazione. Il Libano è uno dei crocevia più delicati del Medio Oriente e da qui il gioco di interpretazioni sulla natura della deflagrazione, fra le ipotesi di un incidente e quelle di un attacco mirato.
Meritocrazia Italia esprime vicinanza e solidarietà al popolo libanese in questo momento di profondo cordoglio e difficoltà, auspicando che la cooperazione a livello internazionale sia quanto più incisiva nel portare immediato ed effettivo aiuto alle famiglie delle vittime, ai feriti ed alle persone sfollate.
Ma ciò non sarà sufficiente. Meritocrazia Italia chiede, infatti, che sia fatta luce sulle effettive cause e responsabilità dell’accaduto, affinchè questo dramma non si trasformi in una nuova occasione di destabilizzazione di un territorio già martoriato e che sia posto in essere un intervento tempestivo e veritiero, che ponga al centro la salvaguardia della popolazione e dell’ambiente, rifuggendo il perseguimento di mere logiche economiche e di rimodulazione geopolitica, lontane dalle basilari esigenze dell’umanità, intesa nel suo senso più ampio.