La Grotta dell’Elefante ad Agropoli

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Uno scherzo della natura, ma senza dubbio tra i luoghi più caratteristici del Cilento e della Campania

di Marina Topa

La cittadina di Agropoli (SA), nota agli amanti del mare soprattutto per la Baia di Trentova, rinomata per la bellezza del panorama e lo splendore delle acque, offre al turista anche altre bellezze. Arroccato sulla roccia, sviluppatosi attorno al castello, il centro storico, a cui si accede grazie ad una strada carrabile o ad una caratteristica, lunga e larga scalinata intervallata da belvederi che affacciano sul porto turistico. Ed è proprio uscendo dal porto con la barca, in mare aperto, sulla destra, che si può ammirare uno scherzo della natura: la grotta dell’Elefante.

Tra tanti animali come mai questa roccia ha assunto proprio le sembianze di un elefante? L’elefante è un animale pacifico per indole, per cui la sua stazza non intimorisce ma anzi diventa rassicurante e con questa osservazione conosciamo la leggenda che per tante generazioni i pescatori agropolesi si sono tramandata di padre in figlio.

All’epoca delle scorribande saracene nel Mediterraneo una flotta saracena approdò ad Agropoli impossessandosi del territorio. Giunsero a riva tanti uomini guidati dal capitano che aveva portato con sé sua figlia, la bellissima Ermegalda. Era una ragazza molto bella anche se non sorrideva mai inoltre la sua pelle aveva una caratteristica: al sole appariva verde smeraldo, come un gioiello raro e per questo fu chiamata la “Regina Verde”. Questa giovane dallo sguardo triste fu incoronata insieme al padre e così furono per molto tempo rispettivamente il re e la regina di Agropoli.

Nonostante le continue proposte di matrimonio da parte di uomini illustri, di cui però non era innamorata e pertanto li rifiutava, non contrasse mai matrimonio. Un giorno, però, passeggiando sul promontorio tra Punta Tresino e Trentova vide un giovane pescatore che issava le reti; per rango non osò avvicinarsi ma rimase immobile ad ammirarlo. All’improvviso anche il pescatore la notò: i loro sguardi s’incrociarono e … fu amore a prima vista!

La giovane tornò lì tutti i giorni senza confessarne il motivo al padre. L’amore, però, operò una magia che non poté nascondere: il colore del suo viso da verde smeraldo diventò rosa pesca, incuriosendo un po’ tutti. I due innamorati iniziarono a vedersi tutti i giorni nel capanno del giovane pescatore al mattino presto, quando il giovane rientrava dalla pesca e la raggiungeva nella baia. Un brutto giorno, purtroppo, Ermegalda attese invano l’arrivo del giovane e non ebbe notizie di lui neanche nei giorni successivi: una violenta tempesta glielo aveva portato via.

Il dolore della principessa fu tale che tentò di porre fine alla sua giovane esistenza tentando il suicidio gettandosi dalla torre del suo palazzo ma gli Dei, e in particolare Nettuno, commossi dalla storia del suo amore, la trasformarono in una ninfa di mare. I pescatori raccontavano che nelle buie notti di tempesta l’anima della Regina Verde, rimasta intrappolata nel mare, cercava rifugio proprio nella grotta dell’Elefante, sotto il promontorio in corrispondenza del faro, dove alcuni affermavano di averne sentito il pianto.