L’omosessualità e il Papa

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di Vincenzo Vacca

“Le persone omosessuali hanno il diritto di essere una famiglia…dobbiamo creare una legge sulle unioni civili”, una affermazione di questo genere fatta non da un esponente degli Lgbt, ma da un Papa, ossia dalla massima carica della Chiesa cattolica, sta facendo molto parlare e discutere all’interno della stessa Chiesa, ma anche fuori da essa. In realtà, Papa Francesco aveva già espresso parole non di condanna in ordine ad orientamenti sessuali diversi da quelli che vengono considerati “normali”, ma le parole del Capo della Chiesa sopra richiamati aprono scenari a dir poco sorprendenti, tenuto conto dei settori ultraconservatori e reazionari presenti nel vasto mondo della cattolicità.

Evidentemente, Bergoglio ritiene che i tempi siano tali che occorrono forti aperture nei confronti di un processo inarrestabile e che comporta un riconoscimento della dignità dell’ amore omosessuale mettendo fine a una sua esclusione.

Aggiungerei una vera e propria profonda lettura evangelica “dei segni dei tempi” che va decisamente oltre le chiusure dottrinali e mentali del passato. Un esercizio di amore e di misericordia universali, se si pensa che il Catechismo Cattolico dispone che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’ atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati”.

Come tutti ricordano, già all’inizio del Pontificato l’ attuale Papà, rispondendo a un giornalista, disse: ” se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”. Questa risposta già faceva capire l’ innovazione non di poco conto che aveva in animo.
Una innovazione che si basa sull’ assunto che la Chiesa deve avere innanzitutto una capacità di accoglienza .
Una accoglienza che includa tutti i figli di Dio, senza alcuna discriminazione, ponendo fine, quindi, lo stigma dell’omosessualità.

Diversi anni fa, il compianto Cardinale Martini disse che il mondo non si divideva più tra credenti e non credenti, ma tra uomini di buona volontà e indifferenti. Le parole del Papa di cui stiamo parlando vanno addirittura oltre la richiamata riflessione del Cardinale Martini e rendono davvero una Madre amorosa la Chiesa, infatti lo sguardo va sul singolo nella sua complessità, indipendentemente dal suo orientamento sessuale.
Questa scelta farà la felicità di tanti gay cattolici che si sentivano cattolici minori. Spesso tollerati, ma non accettati fino in fondo. Anzi, per una parte della Chiesa sono ancora adesso solo un tema di peccato e di confessione.

Le scelte della Chiesa fanno storia e, pertanto, io penso che, anche se non si è credenti, tutti dobbiamo guardare con favore a questo genere di aperture, le quali contribuiscono a generare inclusione nel tessuto sociale. La maggiore inclusione possibile dovrebbe stare a cuore di tutti coloro che si battono contro ogni forma di discriminazione e di mortificazione degli esseri umani, infatti il problema del genere è che prescrive come dovremmo essere invece di riconoscere come siamo. Questo genera infelicità, perché priva la libertà di essere chi effettivamente si è, senza il peso delle aspettative legate al genere.
Molti autorevoli credenti ritengono che Dio ha consegnato all’ uomo un cammino di libertà e di pienezza di coscienza e, quindi, il genere non è da intendersi come necessaria conseguenza della natura sessuale. In buona sostanza, essi sostengono che Dio non ha aspettative legate al genere.

È indiscutibile che la posizione radicalmente innovativa di Papa Francesco in ordine all’omosessualità conferma in pieno la straordinarietà del suo papato. Nonostante le forti resistenze all’ interno della Chiesa, Bergoglio continua convintamente la sua opera di effettiva applicazione di quanto pensato e deciso con il Concilio Vaticano II. Tra l’ altro, egli sa perfettamente che la struttura ecclesiastica di cui è a capo abbisogna spesso, al fine di comunicare l’ essenza vera del Vangelo sia con i fedeli che con quanti sono lontani dalla fede cristiana, di strappi, di fughe in avanti. Magari, al momento, non vengono comprese fino in fondo, ma con adeguate riflessioni e condivisione delle stesse, alla fine, se ne riconosce la opportunità. Non è una questione di adeguarsi alle odierne tendenze di massa, ma di cogliere le nuove sfide che l’ umanità ha in questa epoca di fronte, rendendo la Chiesa effettivamente in grado di entrare in sintonia con chi soffre moralmente, spiritualmente e materialmente.