L’Europa e le nostre responsabilità

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Quest’ anno volge al termine. Un 2020 terribile a tal punto che possiamo definirlo un annus horribilis nel corso del quale è molto difficile trovare degli  aspetti positivi, ma non impossibile. Infatti, è indiscutibile  che l’ unione politica europea ha fatto significativi passi in avanti, soprattutto se si paragona la situazione per Covid del nostro continente con l’ attuale.

La misura più coerentemente europeista è senz’ altro il Recovery Fund che fino ai primi mesi del corrente anno sembrava un obiettivo di qualche utopista.
Adesso anche i più accaniti nazionalisti e populisti che annunciavano l’ inutilità dell’ Unione Europea, anzi la sua dannosità nei confronti di quelle che venivano considerate le sacre istanze delle vere identità popolari ancorate, e condannate, aggiungo io, a specifici territori e a un presunto inviolabile diritto basato su quello del “sanguinis”, devono ammettere la indispensabilità delle misure economiche europee.

A questo va aggiunta l’ accelerazione dei tempi di approvazione del vaccino anti Covid impressa dall’ Agenzia europea del farmaco.
Certo, quest’ ultimo provvedimento  è relativo a un anticipo di pochi giorni, ma la drammatica emergenza che stiamo vivendo è tale che anche il menzionato anticipo può determinare la salvezza di alcune migliaia di persone.
Anche questo non è frutto del caso, ma il risultato di pressioni esercitate da diversi  Governi nazionali, particolarmente da quello tedesco e italiano,  e costituisce una ulteriore prova di una coesione politica.
Coloro che hanno lavorato nei decenni precedenti per arrivare a ciò e per percorrere fino in fondo la strada di una unità politica – istituzionale europea devono essere fieri della loro tenacia che poteva venire meno di fronte a una gestione di fatto dell’ ideale europeo che si è caratterizzata per una mentalità burocratica volta al mero raggiungimento del pareggio di bilancio.
Il pareggio di bilancio trasformato in una vera e propria ideologia, una pre – condizione per l’ unità europea. La pandemia ha messo in soffitta questa perniciosa idea che ha fatto molti danni e che avevo reso l’ Europa agli occhi di gran parte dell’ opinione pubblica una entità lontana e ostile. Cieca e sorda rispetto alle sofferenze.
La diffusa paura che una terza ondata della pandemia possa essere ancora più forte della seconda ha determinato l’ avanzamento in questione.
Infatti, una forte terza ondata virale metterebbe definitivamente in ginocchio intere classi sociali e intere generazioni.
Ecco perché è assolutamente necessario che anche in Italia ci rendiamo conto di questo rischio perché il vaccino, nel breve periodo, non è la definitiva soluzione alla diffusione del Covid che ha colpito il mondo intero.
Sicuramente il vaccino rappresenta una indiscutibile condizione preliminare, ma per voltare davvero pagina occorrono robusti finanziamenti per la nostra sanità pubblica.
Questo è diventato un vero obbligo morale.
Un obbligo morale che afferisce anche la distribuzione del vaccino in modo efficiente che deve essere quanto più rapido possibile nel rispetto delle norme sanitarie e di sicurezza.
Al raggiungimento di questo obiettivo tutti devono tendere: forze politiche, associazioni di ogni genere, cittadini.
Una vera prova di responsabilità. Inoltre, il Governo ha l’ obbligo della massima trasparenza, mentre i partiti di opposizione quello di abbandonare definitivamente la demagogia.
È molto importante, quindi, che le vaccinazioni vengano precedute da messaggi inequivocabili. Non sono ammesse ambiguità.
Non dimentichiamo che la nostra Costituzione stabilisce che i trattamenti sanitari obbligatori debbano essere previsti per legge.
A monte di tutto ciò, c’è una questione di una vera e propria educazione civica volta a superare una serie di contraddizioni che sono emerse.
Basti pensare che, da un lato si lancia giustamente un allarme, da un altro lato si consentono inquietanti affollamenti nei negozi e per le strade.
In uno Stato democratico i divieti hanno la funzione di garantire l’ intera cittadinanza regolando i comportamenti di tutti. In tal senso, è impensabile consentire una sorta di autogestione. Occorre chiarezza sulla base di una gerarchia delle esigenze, mettendo fine a provvedimenti che non vogliono scontentare nessuno.
Teniamo sempre presente che una certa deresponsabilizzazione ha provocato negli ultimi cento giorni diverse migliaia di morti. L’ Italia ha il drammatico primato europeo per il numero di decessi causati dal Covid.
Evidentemente, il Governo ha commesso degli errori che non vanno assolutamente ripetuti, ma, in questa fase così delicata, parlare di rimpasti ministeriali o addirittura di crisi di Governo sembra davvero surreale,  pur in considerazione del fatto che la struttura creata dal Presidente del Consiglio dei Ministri per la gestione dei finanziamenti europei suscita forti perplessità.
Il dibattito pubblico e politico deve concentrarsi sulle necessarie misure atte a debellare la pandemia Covid e su tutto quanto è necessario per fare ripartire la nostra economia, altrimenti non si farebbe altro che acuire il fossato tra il ” Palazzo” e la società civile.