Leggere nel pensiero: la frontiera della nuova privacy dei neurodiritti

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In un futuro non troppo lontano si potrebbe leggere nella mente delle persone utilizzando dispositivi da inserire nel cervello

di Luigi Casaretta

Da quando il tycoon Elon Musk ha lanciato il progetto NEURALINK nel 2016 con l’intento di sviluppare un microchip da inserire all’interno del cervello umano per consentire di comunicare tramite un’interfaccia al computer, ed in futuro ad altri oggetti, progetto per ora iniziato, utilizzando come cavie i maiali, oggi nella giornata europea dedicata alla protezione dei dati personali, di recente istituzione, si è espressa anche l’Autorità Garante della Privacy attraverso il proprio Presidente, il giurista Pasquale Stanzione, che di fatto, col suo intervento in merito, ha legittimato la possibilità concreta che in un futuro non troppo lontano si possa leggere nella mente delle persone utilizzando dispositivi da inserire nel cervello.

Sebbene l’intento primario di questi microchip sia quello di curare le patologie neurodegenerative, gli stessi potrebbero influenzare il pensiero, interpretare gli stati mentali ed essere utilizzati per la predittività dei nostri pensieri in chiave di neuromarketing, cosa che in forma non troppo diversa avviene già sul web, scorrendo gli annunci e i siti che vengono registrati e riproposti dai motori di ricerca a seconda delle nostre precedenti ricerche.

Stanzione, richiama l’intervento della Legge che in modo efficace contenga le derive di questa nuova applicazione scientifica e configuri il quadro giuridico dei “neurodiritti” da riprendersi dal contesto normativo attuale, motivando ciò col rischio di un hackeraggio mentale e di un intervento eteronomo sul processo cognitivo che potrebbe indurre le persone a commettere azioni, fuori dalla loro comprensione.

E’ fondato il timore che le neuroscienze conducano l’essere umano verso una forma di applicazione scientifica dai rischi troppo elevati; il pericolo è sempre derivato dall’utilizzo sbagliato ed in mani sbagliate. Attualmente, forme più subdole del condizionamento umano come la programmazione neurolinguistica tendono ad indirizzare già il pensiero cognitivo umano ma l’impianto di uno strumento estraneo al corpo, come si è visto, rappresenta un orizzonte concreto dallo scenario davvero imprevedibile.