Ucciso per difendere la figlia a Torre Annunziata: si stringe il cerchio attorno agli assassini

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Maurizio Cerrato, ucciso per un parcheggio: 4 imputati condannati a 23 anni anche in appello

Gli inquirenti devono superare anche il muro di omertà eretto da chi invece potrebbe avere visto quanto accaduto a Torre Annunziata.

Si sta stringendo il cerchio intorno ai protagonisti del blitz “punitivo” costato la vita a Maurizio Cerrato, l’uomo di 61 anni che lunedì sera è stato colpito alla testa con un compressore portatile e poi ucciso con una coltellata al petto. Quello dei carabinieri della compagnia di Torre Annunziata (Napoli), agli ordini del maggiore Simone Rinaldi, è un lavoro che non conosce sosta: l’obiettivo è assicurare alla giustizia gli autori della brutale aggressione. L’aggressione è scattata perché la figlia dell’uomo si era ”appropriata” di un posto auto sulla pubblica strada, che qualcuno riteneva di avere “prenotato” sistemandoci una sedia.

Un gesto interpretato come uno sgarro che ha spinto questo qualcuno a vendicarsi squarciando un pneumatico dell’auto della ragazza la quale, ha chiesto aiuto al papà.

Stretto riserbo sulle indagini a Torre Annunziata

Gli inquirenti mantengono uno stretto riserbo sulle indagini, ostacolati anche da una sorta di muro di omertà eretto da chi invece potrebbe avere visto quanto accaduto. Finora infatti l’unica testimone certa dell’accaduto sarebbe la figlia della vittima, Maria Adriana, già ascoltata due volte dagli inquirenti. I militari dell’Arma inoltre non confermano le notizie circa il presunto malfunzionamento delle telecamere di videosorveglianza nella zona le quali, quindi, non avrebbero catturato immagini ritenute rilevanti ai fini dell’indagine.