Biancaneve e il bacio “non consensuale” del principe, polemica a Disneyland

0
440
biancaneve

La bufera su Biancaneve, lanciata online da due giornaliste del “SFGate”, si aggiunge a una serie di polemiche che di recente hanno investito i classici Disney

Disneyland ha riaperto i battenti nel fine settimana dopo la lunga chiusura della pandemia, ma il ritorno delle attrazioni turistiche del parco a tema della casa di Topolino in California ha scatenato polemiche per la sezione dedicata a Biancaneve e il bacio “rubato” del principe che la riporta in vita dopo il morso malefico della mela avvelenata. (Da ‘I Bastardi di Pizzofalcone’ a ‘Luna Park’, su Netflix arriva la serie con Simona Tabasco)

Biancaneve dorme e dunque il bacio non è stato consensuale“, è stata la polemica lanciata online da due giornaliste del “SFGate” che hanno recensito una delle giostre originali, “Snow White’s Enchanted Wish”, presentata al pubblico in versione rinnovata durante la riapertura del parco di Anaheim dopo 400 giorni di lockdown. Disneyland, nella nuova versione, ha scelto di adottare come finale della corsa lo stesso epilogo del classico cartone del 1938, ovvero il “bacio dell’eterno amore” del Principe per liberare Biancaneve dall’incantesimo, sostituendo così la morte della matrigna Grimilde con cui si concludeva l’itinerario nella edizione originale del 1955 della giostra.

Non può essere un bacio di vero amore se solo una persona sa che sta succedendo“, hanno scritto le giornaliste sull’edizione digitale del “San Francisco Chronicle“: “Non siamo già tutti d’accordo che quello del consenso nei primi film della Disney è un aspetto problematico? E che insegnare ai bambini che baciare un’altra persona, se entrambe non sono d’accordo, non va bene?“.

La bufera su Biancaneve si aggiunge d’altra parte a una serie di polemiche che di recente hanno investito classici di Disney: l’anno scorso il canale in streaming Disney+ ha aggiornato le avvertenze per cartoni come “Dumbo“, “Peter Pan” e “Gli Aristogatti” per sensibilizzare grandi e piccini a potenziali contenuti razzisti che passavano inosservati nell’America degli anni Quaranta e Cinquanta ma che, alla luce delle tensioni sociali del mondo contemporaneo, sono diventati non solo obsoleti, ma offensivi e inaccettabili.