Barbara D’Urso nuovo testimonial della Lega Nord

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E’ bufera sui social network

Qualcuno sostiene che i peggiori nemici del sud siano proprio del sud, e ad avvalorare questa tesi, da oggi, c’è anche l’esempio dell’ennesimo teatrino offerto dalla popolare conduttrice napoletana Barbara D’Urso che si presta a una linea politica Mediaset che fornisce ai leghisti, e ai detrattori del sud, una Napoli piena zeppa di luoghi comuni. Gli stessi facili luoghi comuni che hanno permesso in 20 anni l’ascesa della lega raccogliendo consensi, fomentando l’odio, diventando una forza politica tanto importante da governare il Paese.

Governare quell’Italia che vogliono divisa, come recita l’art.1 dello statuto della Lega Nord.
L’Italia di cui rifiutano inno e bandiera, ma non cariche di governo, stipendi e finanziamenti da capo giro. Purtroppo per loro anche la lega è finita sotto i riflettori rivelando come realmente funzioni il sistema politico del Paese. E oggi, fortunatamente, la lega perde credibilità, è calata nei sondaggi, dopo lo scandalo dei fondi del partito utilizzati per lauree albanesi, investimenti in africa, diamanti, case ristrutturate…

Mai come oggi, la politica dei partiti è distante dai cittadini, cittadini che manifestano la propria indignazione e voglia di giustizia riunendosi in comitati, in movimenti, soprattutto al Sud, dove l’assenza dello stato di diritto è maggiore e la voglia di giustizia sociale è pretesa con rabbia.
In questo scenario sta crescendo esponenzialmente una nuova consapevolezza dei torti subiti dal Sud. Un meridionalismo 2.0 che utilizza la rete, come un tempo i briganti i boschi.
La rete ha fame di verità e giustizia, quella che non arriva nei salotti trash delle televisioni del nord Italia.
Gli stessi salotti che fino a qualche anno fa potevano decidere le sorti delle elezioni politiche italiane oggi non hanno potere persuasivo, sono delegittimati dalla rete, ne è conferma il risultato delle ultime elezioni in Sicilia.
M5S primo partito dell’isola, 25mila euro appena spesi di campagna elettorale, zero presenze televisive.

La Tv è stata per venti anni lo strumento, forse, più forte del potere politico dei partiti.
Partiti vecchi che non conoscono linguaggi nuovi e commettono il fatale errore di perseverare con teatrini come quello della D’Urso e di non imparare a difendersi da internet, perché la rete non perdona.

E infatti il popolo di internet non ha perdonato il salotto milanese di «Domenica live» che ha imbastito un confronto Nord-Sud affidando a politici di professione la difesa del nord virtuoso e a gente di spettacolo, neanche poi troppo di successo, la difesa della città di Napoli e del meridione tutto.
Il risultato era garantito già in partenza, Napoli ne è uscita con le ossa rotte, ma la reazione della rete è stata furiosa, la pagina della D’Urso presa d’assalto, blog, social, sono letteralmente insorti.

La storia del popolo italiano non merita l’infamia di un partito come la lega, non merita personaggi come Matteo Salvini, fra gli ospiti della d’Urso, a cui nessuno ha mai chiesto conto del video, tristemente famoso, che lo immortala a cantare inni razzisti verso il popolo napoletano, nessuno gli ha mai chiesto conto della sua proposta di destinare carrozze della metropolitana di Milano solo agli extracomunitari. Queste ed altre idiozie che descrivono il disegno più ampio dell’intero partito che cavalca i problemi reali del settentrione offrendo finte soluzioni come i ministeri al nord, le ronde padane, la banca padana, le truffe sul latte.

Basterebbe questo per descrivere anche lo spessore del resto della politica italiana che non è riuscita a tutelare, arginare, ridicolizzare, un movimento che si riuniva in adorazione della ampolla del Po, che invece di studiare la storia, storia millenaria della Penisola italiana studiata e ammirata dal resto del mondo, ha preferito inventarsene una e far accettare al resto del Paese l’esistenza della Padania proclamata da un manipolo di uomini in canottiera.
FAS