Serena Rossi sul set della fiction La Sposa – FOTO

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Al via le riprese de La Sposa, serie con protagonista Serena Rossi ambientata alla fine degli anni Sessanta e ispirata al fenomeno dei “matrimoni per procura”

Sono iniziate a Roma, per proseguire in Puglia e Piemonte, le riprese de La Sposa, la nuova serie di Rai 1 in tre serate coprodotta da Rai Fiction e Endemol Shine Italy, con protagonisti Serena Rossi e Giorgio Marchesi, per la regia di Giacomo Campiotti (braccialetti Rossi).

La Sposa è una struggente storia d’amore, un toccante racconto di riscatto femminile e familiare ambientato alla fine degli anni Sessanta e ispirato al fenomeno dei “matrimoni per procura” – all’epoca ancora diffusi in alcune zone del nostro Paese – in cui giovani donne del Sud venivano date in sposa a possidenti del Nord Italia, per lo più agricoltori.

Il soggetto di serie è di Valia Santella, che firma anche le sceneggiature insieme a Eleonora Cimpanelli e Antonio Manca.

Serena Rossi (è stata Mina Settembre la fiction di successo di Rai1 – confermata la seconda stagione ai palinsesti Rai che andrà in onda nel 2022) è Maria una giovane calabrese che, per salvare la famiglia dall’indigenza, decide di accettare il matrimonio per procura organizzato dal rude agricoltore vicentino Vittorio Bassi (Maurizio Donadoni) per il nipote Italo (Giorgio Marchesi) al solo scopo di garantire la continuità della dinastia Bassi.

Lasciate famiglia e terra d’origine, Maria si trasferisce al Nord, dove deve fare da subito i conti con il duro lavoro in campagna e con una realtà totalmente ostile, dovuta al suo essere meridionale e donna ma soprattutto al rifiuto del marito, Italo, che non vuole saperne di lei, poiché ancora sconvolto dalla scomparsa nel nulla della prima moglie Giorgia.

Unico raggio di luce il rapporto con un bambino, Paolino (Antonio Nicolai), figlio di Italo e Giorgia, traumatizzato dalla misteriosa scomparsa della madre.

Sullo sfondo, le infiammate lotte sociali di fine anni Sessanta: da un lato, gli scioperi di braccianti e operai e le rivendicazioni sindacali per condizioni di lavoro più eque.

Dall’altro, lo stridente contrasto tra le dinamiche anacronistiche del mondo contadino e quelle, controverse, dell’Italia più industrializzata.

 

 

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