Michele Visconti è un giovane autore napoletano e “Il ponte di ghiaccio” è la sua ultima opera in ordine cronologico.
di Emilia Della Rotonda.
Michele Visconti è un giovane autore napoletano e “Il ponte di ghiaccio” è la sua ultima opera in ordine cronologico.
L’autore, avvicinatosi per caso alla scrittura, scopre in essa un mezzo per dispiegare la propria creatività, in una continua scoperta di sé stesso e di coloro che lo circondano. Inoltre prende spunto dalla vita reale per comporre le sue storie, riportando caratteristiche fisiche e caratteriali dei suoi conoscenti nei suoi personaggi, ispirandosi per le vicende ad aneddoti e fatti di cronaca, mettendo insieme gli elementi con maestria e fantasia.
L’osservazione e l’analisi dei fatti che lo circondano portano poi Michele Visconti ad aprire la porta per riflessioni più approfondite che si riflettono in un’indagine dei personaggi e delle vicende.
Il suo ultimo romanzo è “Il ponte di ghiaccio”. Il protagonista, Claudio Morelli, è un giovane che, tra l’esame per diventare avvocato e il praticantato in uno studio di Roma, si trova in un punto della sua vita in attesa di una svolta. L’aspirante avvocato si svaga con i suoi amici e, in un capriccio giovanile, ritiene che non possa esserci niente di male nel ricercare un’attività ricreativa che possa anche farlo guadagnare, come il poker.
Da questa decisione, la vita di Claudio prenderà una svolta imprevedibile e indesiderata. Si ritroverà con i suoi amici infatti a scappare in giro per l’Italia da due poliziotti rinnegati, invischiati in un abisso di violenza, alla ricerca di un segreto del passato.
Spesso prendi spunto da fatti realmente accaduti per le tue opere, ti sei ispirato a qualcosa della vita reale anche per la composizione del tuo ultimo romanzo “Il ponte di ghiaccio”?
Sì, anche in questo caso è così. Vita reale intesa come eventi di cronaca, infatti la storia ha sullo sfondo due avvenimenti recenti della nostra penisola, uno di questi è il naufragio della Costa Concordia nei pressi dell’isola del Giglio. Vita reale intesa come situazioni che posso aver vissuto, oppure osservato di persona. Cerco poi di dare risalto alle emozioni ed agli stati d’animo che descrivo, cercando di enfatizzare ed armonizzare tutti i vari aspetti della narrazione.
Questo non è il primo thriller che scrivi e prima hai composto anche storie comiche, cosa ti ha fatto passare da un genere a un altro e pensi che vorrai esplorare altri generi letterari in futuro?
Il primo genere con cui mi sono cimentato è stato quello comico, è stato abbastanza semplice perché in pratica i personaggi nascevano osservando i miei amici e colleghi di lavoro di Napoli. Mi sentivo come un pittore che osserva i soggetti da dipingere e li riproduce fedelmente sulla tela. Questo lavoro mi ha insegnato la caratterizzazione dei personaggi, ognuno di essi deve avere dei tratti ben distinti e rispondere in modo coerente in ogni circostanza: non deve sembrare folle in pratica, ma credibile. Il passaggio al thriller mi è sembrato necessario per cominciare a strutturare trame più complesse, intrecci più elaborati. I racconti comici invece erano una sfilza di battute, e le trame erano praticamente inesistenti. Non so se cambierò ancora genere, non escludo nulla: attualmente sta venendo fuori la mia identità di scrittore, il mio stile: cerco di conservare la mia vena comica. Quando mi guardo indietro capisco un po’ chi sono e dove sto andando, per il futuro non so. Penso che troverei difficoltà a scrivere dei romanzi storici, bisogna informarsi bene: i lettori sono attenti ed esigenti, com’è giusto che sia.
Sia il tuo avvicinarti alla scrittura che l’ispirazione per “Croce e testa”, tuo precedente romanzo, sono scaturiti quasi per caso, il primo nasce dall’aver accompagnato un amica a un corso di scrittura creativa, il secondo da un incontro fortuito in un bar. Quanto importanza dai al caso nella tua vita?
Credo che il caso sia importante nella vita di tutti. Tante cose non possiamo deciderle, ci piovono in testa: l’unica cosa che possiamo fare è lavorare sulla nostra reazione, che per quanto possa avere una rilevanza minima rispetto agli eventi, è comunque importante.La vita è accettazione, che non vuol dire rassegnazione, ma solo consapevolezza che tante situazioni arrivano a prescindere dal nostro volere e dalle nostre aspettative.
Ti aspettavi che la scrittura avrebbe preso un ruolo così rilevante nella tua vita? Le parole hanno forse preso il sopravvento sui numeri?
Quando ho cominciato non me lo aspettavo, poi come dico sempre: ho capito che la scrittura è come una terapia. Aiuta a comprendere meglio se stessi e gli altri, lavora dentro: inoltre è un luogo dove ci si può rifugiare. Si può viaggiare con la fantasia e si possono abbandonare per un po’ tutti i problemi che ci circondano. Non so se le parole hanno preso il sopravvento sui numeri, sicuramente bilanciano l’aridità della matematica. Esternare i propri pensieri è sempre qualcosa di positivo, aiuta a mantenere un certo equilibrio.