Pasolini e la canzone napoletana, un legame sorprendente

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Pasolini, a Napoli il ricordo del regista e poeta

“Napoli città canora: Pasolini e la canzone napoletana” è il titolo della mostra dedicata al legame tra l’intellettuale friulano e la tradizione musicale partenopea

Si intitola “Napoli città canora: Pasolini e la canzone napoletana” la mostra della Fondazione Bideri dedicata al poco esplorato legame tra l’intellettuale friulano e la tradizione musicale partenopea. Allestita a Praiano (Sa) nella suggestiva cappella della Congrega del Rosario, l’esposizione sarà visitabile gratuitamente dal 6 novembre al 31 dicembre 2022.

Le riflessioni pasoliniane su Ferdinando Russo e Salvatore di Giacomo contenute nel saggio La poesia dialettale del Novecento (1952) saranno il punto di partenza del percorso narrativo proposto.

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Grazie a documenti d’epoca, spartiti, foto e citazioni testuali, sarà letteralmente visualizzata la differenza tra il “realismo inebriato di fantasia” digiacominiano e il “realismo narrativo” russiano, che Pasolini mise a fuoco con grande efficacia analitica, contribuendo alla rivalutazione dello stesso Russo. Lo spessore critico dell’interpretazione pasoliniana sarà poi richiamato con manoscritti e illustrazioni di Rocco Galdieri, E.A. Mario ed Ernesto Murolo, altri autori da lui evocati per meglio evidenziare la dicotomia stilistica tra Salvatore di Giacomo e Ferdinando Russo e i filoni espressivi che ne derivarono.

Particolare attenzione sarà rivolta a Raffaele Viviani: significativa in tal senso sarà l’esposizione dei versi autografi di “Bammenella”, brano indicato da Pasolini come felice sintesi tra il “realismo spesso volgare e banale del russianesimo” e “la musicalità, spesso canzonettistica, del digiacomesimo”. La mostra darà poi conto delle canzoni napoletane utilizzate in chiave letteraria e cinematografica.

Dischi e spartiti testimonieranno come “Luna rossa” e “Carcerato” e poi “‘Na sera ‘e maggio”, “Scapricciatiello”, “Lazzarella” e “Maruzzella” furono usate da Pasolini per accompagnare le vicende dei ragazzi di borgata narrate nei romanzi Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959), citando, in quest’ultimo, anche le figure di Roberto Murolo e Giacomo Rondinella.