In scena, nel teatro Il Pozzo e il Pendolo di Napoli, il ‘Canto di Natale’ di Charles Dickens, con Paolo Cresta e Carlo Lomanto.
Da martedì 20 dicembre sarà in scena, nel teatro Il Pozzo e il Pendolo di Napoli, ‘Canto di Natale‘ di Charles Dickens, con Paolo Cresta (voce narrante) e Carlo Lomanto (voce & electronics), nell’adattamento e regia di Annamaria Russo. La sala (ore 21, repliche fino al 30, escluso il 24) trasformerà i propri spazi “in un salotto d’altri tempi, dove non mancherà nulla: dalla poltrona da ‘sprofondo’ al plaid, per rendere familiare la serata, fino alle piccole leccornie che rendono piacevoli le serate natalizie”.
Un incontro per raccontare una notte di Natale che, a distanza di oltre un secolo e mezzo, conserva l’attualità di suggestioni preziose. Un racconto, due voci, una fatta di parole, l’altra di suoni, e, intorno, le luci, le immagini, i sapori di un Natale che, nella memoria o nell’immaginazione, ognuno conserva. Dice Russo: “L’idea è quella di restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono con un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalist s’intrecciano, si accavallano, si separano”.
Le parole sono prese in prestito da un libro per condividere emozioni, seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa, dallo stesso autore. Intorno al 1840, Dickens si trovò a vivere un periodo di ristrettezze economiche. Per farvi fronte decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti della nobiltà londinese. La sua iniziativa riscosse successo e, in pochi mesi, le sue finanze si ristabilirono.
Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, evidenziano i promotori dello spettacolo, l’eco del racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace. La regina Vittoria decise di invitare il “cantastorie” a Corte, per godere, con pochi intimi, le suggestioni di quell’esperienza.
Dickens, però, declinò l’invito affermando: “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, avrebbe dovuto chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride, la mia storia la racconto solo per diletto”