“T’ho aspettata da una vita”, il nuovo capolavoro di James La Motta

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T'ho aspettata da una vita, il nuovo capolavoro di James La Motta

Un thriller psicologico con dei temi sociali molto importanti ( maternità negata dall’infertilità e amore malato ) e dai risvolti inaspettati. Una donna che si trova a combattere contro un nemico invincibile, l’infertilità, che le nega la sua femminilità, il suo desiderio di maternità, e il suo unico conforto nell’amico d’infanzia che nutre un amore incondizionato ma malato nei suoi confronti … Ecco i due temi chiave del nuovo capolavoro di James La Motta, attore e regista campano, T’ho aspettata da una vita.

Tutto ruota attorno al desiderio di maternità, un istinto che purtroppo spesso viene negato dalla natura: desiderare un figlio e non riuscire ad averlo può diventare molto penoso. Da poco è passata la festa di San Valentino, mi viene da pensare a tante coppie, che magari dopo anni di fidanzamento e sacrifici, riescono finalmente a coronare il sogno di una vita insieme… e di naturale conseguenza, quello di mettere in cantiere l’idea di un figlio. Fin qui tutto normale. Poi un mese dopo l’altro l’euforia si spegne e si fanno sempre più spazio preoccupazioni e dubbi: “Perché a me no? Cos’ho che non va?”. Inutile negarlo, non poter avere figli fa sentire una donna “diversa”, manchevole in qualcosa, la fa entrare spesso e volentieri in un vortice di rabbia e tristezza; una donna che non può essere madre è costretta a ridisegnarsi, a ridefinire la propria identità. C’è chi riesce a trovare una via trovando una nuova motivazione di vita e chi invece si attacca magari morbosamente ad altri bambini, suoi conoscenti, figli di amici, impossessandosi quasi di un amore fasullo, di un qualcosa che non è altro che una semplice e triste illusione. Un nido vuoto viene colmato da un amore genitoriale fasullo, una bolla di sapone insomma, una culla ovattata che tutto è tranne che un porto sicuro. Perchè? Semplice, quando si assume consapevolezza che quel bambino non è tuo, quando il vero genitore scopre questa morbosità eccessiva e tronca qualsiasi rapporto tra te e il bimbo … il baratro della depressione sta ormai bussando alla tua porta!

Omnia vincit amor diceva qualche tempo fa il buon Virgilio … si, ma non sempre è così, soprattutto se il sentimento in questione, il più nobile tra tutti, è ossessivo, malato! L’ossessione verso la persona amata, anche se non corrisposto, cercando di entrare nelle sue grazie anche fingendo di voler dare un aiuto, è un rapporto malsano. L’Amore, quello vero, è un amore che rispetta l’altro, che non cerca di cambiarlo e/o plasmarlo per raggiungere i propri interessi.

Due temi sul sociale molto forti, d’altronde non è una novità che James La Motta riesce ad entrare nella profondità dell’animo umano e a portarne a galla tutti i suoi aspetti, quelli più nascosti, trasformandoli in arte cinematografica. Classe ‘1979, regista, autore, attore, doppiatore, da sempre impegnato su temi quali la violenza di genere, bullismo, discriminazioni, stavolta ha superato se stesso, lanciando ben due temi tra l’altro profondamente attuali e ricevendone svariate premiazioni del settore cinematografico nazionale ed internazionale ( eh, sì, ricordiamo infatti che James è da tempo conosciuto ed apprezzato anche al di là dell’oceano, negli Stati Uniti ).

Sono rimasto molto colpito stavolta, un tema molto toccante a me molto caro quello della mancata maternità, il mio desiderio era quello di poter intervistare questo grande regista, intervistarlo per la mia rubrica di Imagine – Il Mondo Che Vorrei su RoadTv Italia …

"T'ho aspettata da una vita", il nuovo capolavoro di James La Motta
James La Motta

Riporto qui per tutti i lettori la breve conversazione che ho avuto con James:

Ciao James, grazie per avermi concesso questa breve intervista:T’ho aspettata da una vita ruota attorno alla problematica infertilità femminile, come nasce l’idea di proporre questa tematica?

Nasce dall’attento studio e dall’osservare la nostra società in continua evoluzione ma anche in continua contraddizione. Mi spiego. Essendo a contatto con tanti giovani e alla domanda vorresti diventare madre o ti piacerebbe avere un bambino? Lì si crea subito un’ enorme divisone tra le giovani che sfiduciate o poco educate all’idea di diventare madre, che ti rispondono con un secco no! E l’altra parte che risponde, mi piacerebbe averlo ma non posso, un po’ per problemi economici e tante ma tante ragazze, per il problema dell’infertilità e/o addirittura perché ormai diffusa in più donne la menopausa indotta, per problematiche personali di varia natura o genere come origine. Perciò io che sono un sostenitore delle famiglie ed amo i bambini, sono voluto entrare nella mente di una donna e capire le dinamiche che si potrebbero innescare in essa desiderosa di avere un bambin*, ma non potendolo avere cosa sarebbe potuto accadere se succedesse ciò e l’ho rappresentato, esaltando alcuni aspetti come il boarder line, l’amore malato etc. etc.

Sei ormai famoso per la tua capacità di “entrare” nelle sfaccettature dell’animo umano in ogni tuo cortometraggio … la psicologia può essere spiegata anche attraverso un film?

Credo proprio di sì , ma stando molto attenti a due cose: la prima è non romanzare delle verità assolute cliniche e la seconda, non non fare delle letzio e fare come spesso la definisco psicologia spicciola .O addirittura ergersi ad “opinionista” che non se ne hanno le competenze. Sono temi e patologie delicate, che cerco di toccare leggermente senza mai fare eccessi perché poi secondo me a noi è dato il compito di trasmettere un dato argomento ma per le risoluzioni o le cure esistono gli esperti. Ad ognuno il suo.

L’amore di coppia può servire per colmare le lacune di una mancata maternità?

Può servire con il giusto supporto e con la giusta maturità in una dinamica di coppia, altrimenti potrebbe diventare anche una bomba ad orologeria.

In T’ho aspettata da una vita si parla anche di un altro aspetto psicologico umano, l’amore malato, ossessivo quasi … cosa porta secondo te un uomo a questo stato di ossessione?

È patologia se si arriva a ciò perché dietro c’è stata sempre una mancanza affettiva e secondo me ed è anche il messaggio che vorrei lanciare, con questo corto è di alzare l’allert quando siamo spettatori di casi simili, perché chi è coinvolto non lo sa distinguere e pensa che sia quello l’amore vero e si lascia coinvolgere in situazioni che molto spesso non possono essere più recuperate ed avviene poi un effetto domino in senso negativo.

Senza “spoilerare” più di tanto, ma ho letto che nel corto la protagonista, spinta da una sorta di raptus, si impossessa di una bambina, un tema che non so perchè ma mi fa venire in mente episodi di cronaca sempre attuali come rapimenti ( uno su tutti l’ormai tristemente famoso di Denise Pipitone ) … hai tratto ispirazione da episodi come quello che ho appena citato per proporlo?

No in tutta sincerità. Il miei lavori e soprattutto questo, nascono da un’esigenza di voler comunicare e rappresentare dei sentimenti e in questo caso specifico una patologia portata agli estremi. 

Nel cast, oltre alla protagonista Simona Mangiante, sono presenti vari attori di talento della Comunità di Sant’Egidio … ci racconti un po’ questo tuo talent scout nella ricerca di attori tra persone comuni?

Si ho avuto la fortuna di lavorare con talenti naturali, quali bambini che non hai bisogno di spiegargli come funziona la vita o in questo caso come devono interpretare la scena, perché spesso ti anticipano e ti capiscono a volo. E poi la mia più grande fortuna di avere sempre il supporto di attori, attrici che sono sempre pronti ad aiutarmi nei miei lavori e che si appassionano con me e forse anche di più a ciò che scrivo e questo mi aiuta a realizzare un mio lavoro con grande serenità.

Questo tuo short movie è stato anche candidato al David di Donatello … quali sono state le tue sensazioni apprendendo questa notizia?

Le sensazioni sono tante, l’essere accettato mi ha fatto molto piacere perché solo l’iscrizione è stata molto complessa per le documentazioni da fornire ed altro. Ma siamo in trepida attesa per entrare nella cinquina. Incrociamo le dita e come con la nostra squadra del cuore, non si sa mai, ma se dovesse accadere, sarebbe una cosa strepitosa.

Obiettivamente parlando sei ormai diventato un grande regista … hai un modello tuo di riferimento nel settore? Se si, chi?

Grazie per l’elogio, ma non mi sento per niente tale. Perché s’impara giorno per giorno e si sbaglia giorno per giorno ed ogni lavoro ti porta ad imparare nuove cose. E come i grandi attori e registi a cui sono molto affezionato da loro più che riferimento prendo il loro stile di vita e filosofia. Sempre low profile, studiare e tanta ma tanta umiltà e riconoscenza per chi lavora con te e verso il pubblico che ti da l’opportunità di esprimerti. I nomi? Scorsese, Almodovar e attori come Al Pacino, De Niro, Robbie Williams e tanti della scuola americana.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Il mio progetto e’ realizzare un lungometraggio a cui sto lavorando già da anni e che vorrei realizzare e posso solo spoilerare, che sarà un cambio totale del genere di cui tratto e si cercherà di lanciare un forte messaggio anche in questo caso .

P.S. Volevo ringraziare te Fabio ed un saluto a tutti i lettori di RoadTv Italia.

 

Intervistare un artista a 360° che scruta a fondo nell’animo umano, un uomo di successo internazionale del calibro di James La Motta che comunque resta con i piedi per terra, il classico amico della porta accanto, non ha prezzo. Ad maiora James!