Sembrerà retorica, ma in un mondo così frenetico come il nostro, dove sembra ormai scontato essere circondati da conoscenti, colleghi, amici, familiari, c’è ancora chi si trova in condizione di solitudine. Già, la solitudine, un sentimento che non guarda in faccia a nessuno, trafigge chiunque, dal più giovane al più anziano.
Quello della solitudine è un problema serio, forse preso in considerazione troppo poco. Prendiamo ad esempio una tipica famiglia moderna: cellulari sempre a portata di mano, compreso a tavola, luogo di convivialità e dialogo per eccellenza, dove ormai non si parla più, si vede la tv o si guarda spasmodicamente il cellulare, per noia, mancanza di dialogo e/o mania di vedere notifiche sui social. È così che ci isoliamo, siamo distratti, assenti, poco interessati a chi abbiamo davanti, immersi nel virtuale. La persona che abbiamo vicino può sentirsi esclusa, trascurata, vivere sensazioni come tristezza e solitudine. Pensiamo poi alla vecchiaia, un momento in cui magari una vecchietta ha dato tutto per la sua famiglia, per i suoi figli, ma poi ognuno va’ per la sua strada, e di conseguenza resta sola: la solitudine e il silenzio in simili casi possono diventare assordanti! Da buon osservatore della realtà che ci circonda, mi viene da pensare anche ad un altro aspetto: fino a qualche decennio fa, una buona massaia faceva la spesa quotidiana dalla bottega sotto casa, dal macellaio di fiducia, il salumiere … luoghi dove non solo si acquistava merce ma si scambiavano anche quattro chiacchiere, dove si conversava del più e del meno, dove c’era socialità insomma, contrariamente alla freddezza dei supermercati moderni lì dove si mettono i prodotti nel carrello, si va’ alla cassa e poi via, senza neanche scambiarsi un semplice buongiorno di cortesia con il cassiere.
Eppure, il periodo di lockdown da poco terminato, dove non si poteva uscire e/o avere contatti con il mondo esterno, sembrava aver lasciato il segno, abbiamo sofferto tutti nel non poter vivere nella socialità … ecco, sembrava! Ritornati alla normalità il mondo è tornato lo stesso di prima, la lezione non è stata sufficiente a quanto pare, si è tornati alla freddezza di un tempo!
Capita un po’ a tutti quindi di sentirsi alle volte soli in un mondo che corre velocissimo e dove tutto, o almeno quasi tutto, è diventato virtuale … in momenti come questi occorre una vera voce amica a cui poter dire qualsiasi cosa passi per la mente così come ascoltare ( in fin dei conti un amico, per potersi definire tale, deve essere disposto ad ascoltare tutto ). Tutto questo lo sa bene Antonio Irre, giovane designer culturale di Padova, che ha lanciato una vera iniziativa solidale che aspira a riscoprire i rapporti tra le persone, un progetto realizzato con il contributo del Comune nell’ambito del bando La Città delle Idee. In cosa consiste? Bene, sfruttando il proprio citofono, chiunque può esporvi un’etichetta rosa con scritto “Vuoi scambiare due parole ma non sai con chi farlo? Sei nel posto giusto! Se un citofono è rosa vuol dire che chi risponde fa volentieri due chiacchiere”. La solitudine è uno dei mali maggiori della nostra società, ma trovare anche in sconosciuti un’apertura può essere un dono fondamentale nella vita di una persona. Un semplice citofono, oggetto considerato ormai quasi “vintage” al pari di una vecchia cabina telefonica, può diventare un vero strumento sociale, un mezzo semplice ma efficace per combattere la solitudine. Proviamo a riflettere per un attimo: quante persone sole in casa sperano ( spesso invano ) che squilli il telefono o che qualcuno ( una vicina, un conoscente ) bussi alla porta per scambiare quattro chiacchiere e che magari, per farsi un po’ di compagnia e sentire delle voci in casa, hanno magari la tv accesa tutto il giorno? Quante persone camminano per strada spesso senza una meta precisa e magari sembrano confuse, distratte, ma solo perchè, non sapendo con chi parlare, parlano con se stessi? Triste, troppo triste al solo pensarci! Creare relazioni, dare una mano a chi ha bisogno, mettersi in gioco: semplici ma chiari punti cardine del programma di solidarietà ed inclusione “citofoni rosa”, un programma a cui devo fare un plauso particolare: non è per nulla scontato che un artista riesca a smuovere le coscienze di tanti, coscienze spesso sopite, spesso non curanti del mondo che ci circonda e le sua tristezza che spesso ne fa da padrone incontrastato.
Ho avuto modo di poter parlare con Antonio, ho pensato di potergli porre delle domande che trascrivo qui per tutti i lettori di RoadTv Italia:
Ciao Antonio, puoi dirci chi è Antonio Irre?
Ciao Fabio, grazie per avermi concesso l’opportunità di far conoscere la mia iniziativa anche ai lettori di RoadTv talia. Chi è Antonio Irre mi chiedi? Beh, un artista, ricercatore indipendente e designer culturale, specializzato in pratiche artistiche site-specific e audience-specific. Sono anche performer e autore di performance, opere visive, poesie, racconti, teatro. Come designer culturale mi occupo di progetti di Arte Pubblica e Arte Relazionale. Come ricercatore, il mio attuale focus è un progetto tra Arte e Scienza sulla piante e sulla comunicazione uomo-pianta. I miei lavori sono stati presentati alla Biennale di Venezia (2022), Campo Base Milano (2022), Supermarket Art Fair Stoccolma (2021, 2019), MACRO Roma (2019) e ne sono molto orgoglioso. Con una formazione specifica indipendente in Terzo Teatro e in Media Interattivi (Master in Sistemi Cognitivi e Media Interattivi, Universitat Pompeu Fabra, Barcellona), il mio percorso di studi include una Laurea Specialistica in Chimica Farmaceutica, un Master in Bioetica e un Minor in Management dell’Impresa Artistica.
Ci spieghi che cos’è “Citofoni Rosa” e come nasce l’idea?
Citofoni Rosa è il progetto di Arte Pubblica Partecipativa di Antonio Irre, realizzato in anteprima a Padova per Green Squares con il contributo del Comune di Padova nell’ambito del progetto La Città delle Idee. L’artista invita i cittadini a colorare di rosa il proprio campanello, e questo vuole essere il simbolo di una apertura all’incontro: infatti se un campanello è rosa chiunque può suonare e scambiare due chiacchiere. Una targa spiega il progetto, ed è possibile indicare gli orari in cui è possibile suonare. L’idea nasce, come tutte le mie opere, da un bisogno personale, mi sono chiesto come sia possibile essere soli in mezzo a migliaia di persone, poi mi sono reso conto che la possibilità di una comunicazione c’è già, basta “solo” renderla evidente. Da bambino andavo a citofonare agli altri ragazzi del quartiere, mi piace pensare che uno strumento di comunicazione così vintage come il citofono esista ancora, e allora perché non usarlo?
Come si può aderire al progetto citofoni rosa?
Aderire è semplice: è sufficiente inviare un’email a citofonirosa@gmail.com o scrivere via Sms, WhatsApp, Telegram, WeChat o Signal al 3494262775.
Oggi come oggi c’è molta diffidenza verso un estraneo … e allora come si può collocare citofono rosa?
Due sono le grandi difficoltà che le persone mi riferiscono quando le invito a partecipare: una è la diffidenza verso i “malintenzionati”, i “truffatori”, purtroppo questo progetto mi sta mostrando sempre più quanto abbiamo paura dell’altro; l’altra difficoltà è il “non avere tempo” , cioè non concedersi del tempo per donarlo agli altri o per incontrare lo sconosciuto, l’imprevisto.
L’Arte può dare un sostegno al sociale?
L’arte relazionale e l’arte pubblica hanno alla propria base proprio la relazione con l’altro, e quindi la realtà sociale che ci circonda. Sono però due lavori diversi: l’arte non porta risposte, ma pone domande. Il sociale invece deve impegnarsi a risolvere i problemi delle persone e della comunità.
Tu sei un artista volto al sociale … quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Oltre a proseguire la mia ricerca tra arte e scienza sulla comunicazione delle piante, il 22 Aprile farò una performance di Arte Pubblica Partecipata in Prato della Valle, la principale piazza della mia città (Padova), che si inserisce in un dibattito cittadino sulla questione di genere (https://antonioirre.com/kore/). Inoltre in settembre ci sarà la terza edizione di SOLIDARIA ON THE BALKON, il format di cui sono curatore, in cui invito i cittadini ad aprire i propri cortili, terrazzi e spazi privati per accogliere musica, danza e arte contemporanea.
Che dire, alle volte per guardare avanti non è poi necessaria tanta tecnologia, basta fare un passo indietro, capire le necessità vere dell’animo umano, la voglia di socialità, la comunicazione! Un suggerimento per combattere la solitudine? Apprezzare la vita, parlare, coltivare amicizie vere e durature, l’uomo non è nato per essere solo, citofoni rosa ne è l’esempio tangibile, se sta riscuotendo sempre più consenso un motivo ci sarà! Trovare una persona con cui poter parlare è senza dubbio un dono più prezioso di un qualsiasi bene materiale esistente!