Nato ai bordi di periferia. Città e periferie a confronto

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Nato ai bordi di periferia. Città e periferie a confronto

Imagine non va’ in vacanza, non ora almeno! Contrariamente a ciò che molti pensano ( vabbè, ma sta arrivando l’estate, chi vuoi che ti segua, riprendi a settembre! ), io vado avanti, ci sono tante cose da dover approfondire, tanti aspetti della vita che meritano un accenno particolare, per farci riflettere, per far svegliare le coscienze di molti!
Oggi tocca alle periferie, e ai giovani di tutt’Italia che vivono ai confini con le grandi metropoli. Inutile quasi sottolineare come sia vero il fatto che la periferia,contrariamente alle grandi metropoli, offre poco spazio alla gioventù, ma non solo, in parecchi casi, anche a coloro che fanno parte della cosiddetta terza età. Ma un dato di fatto ( tra l’altro anche ciò che fa preoccupare ancor di più ), è che i giovani che vivono nelle periferie vengono spesso e volentieri emarginati, e quasi ghettizzati dai loro coetanei cittadini. Spesso la periferia, la provincia, viene vista in malo modo da chi abita in città. Certo, è innegabile che le difficoltà esistono, che la differenza c’è e sotto vari aspetti, ma criticare senza cognizione di causa è sintomo di ignoranza ( non in senso dispregiativo, attenzione. Ignoranza da ignoscere, non conoscere ), d’altronde nessuno sa la verità meglio di chi la vive. Forse ne parlo non come super partes ( io vivo a Giugliano, provincia di Napoli ) ma a mio favore cito un’affermazione di Paolo Portoghesi degli anni ‘90, “la periferia è la città del futuro”. Il concetto stesso di periferia è sempre stato al centro di etichettature ( negative ) e di stereotipi, e fa male, tanto, per un abitante di periferia, sentire parole offensive nei confronti del luogo dove si vive, almeno io la vedo come un’offesa fatta ad una madre, la propria terra è una sorta di mamma! Spesso, parlo di me, mi sento dire parole tipo “abiti in provincia, perchè non provi a trovar casa in città? Avresti molti più benefici! “ Beh, per come sono fatto, un non attaccabrighe per intenderci, lascio parlare, ma alcune volte non posso fare a meno di creare un vero dibattito e cerco di far capire come tutte queste barriere mentali, queste ghettizzazioni, proprio stonano con una persona del giorno d’oggi, facente parte di una società cosiddetta evoluta. Una cosa più di tutte mi fa star male, per i giovani e per gli over ‘60: a farci caso, sono rare le province attive sotto il profilo della socialità, dell’aggregazione vera e propria, dell’inclusione … Tutti bravi a parole, sì, ma a fatti??? Mi spiego meglio, portando un esempio di me stesso, della mia città: io ho pazientato fino ai miei 18 anni ( momento in cui ho scelto come regalo dei miei genitori non la classica festa ma la patente ) per evadere, trovare divertimenti e luoghi culturali in città. Lo dico con una vena sottile di tristezza perchè non capisco come sia possibile che un paese ( parlo di Giugliano ma lo sarà anche per altri paesi ) non abbia nulla o quasi da offrire ad un adolescente che non desidera altro che scappare, trovare rifugio fuori dalle propria mura per trovare relax. Parlo di oggi ( da vecchietto ) di alcuni locali che stanno nascendo ad esempio per favorire la cultura, la lettura e per rilassarsi con un drink ( non faccio nomi per privacy ) ma ho notato che poi sono diventati man mano dei covi per giovani che vanno a sballarsi a ‘mo di discoteca oppure, passata la gioia del momento, vengono messi nel dimenticatoio, da chi dovrebbe trarne giovamento, ma anche dagli stessi esercenti, forse penso un po’ demoralizzati dalla scarsa affluenza, vedo sempre una sorta di freno a mano sempre tirato… Prima accennavo ad un dislivello di organizzazione tra città e provincia non solo per i giovani, ma anche per gli over 60: con sommo rammarico sto notando che nella città dove abito così come in tante altre periferie italiane non esistono o quasi dei centri aggregativi e culturali per persone over ’60 … Mai possibile che una persona di una certa età per trascorrere qualche ora di relax deve prendere l’auto e arrivare alla città più vicina dove magari può trovare ciò che cerca? Mica sta chiedendo la luna! Ecco, io direi di fermarci un attimo, di riflettere magari ad occhi chiusi, vedendo città e periferie dall’alto: cosa potremo vedere?
Vorrei analizzare un punto in particolare ora: chi vive in città trova ogni cosa, ogni giorno si ha la possibilità di fare qualcosa di diverso, che si tratti di una cena in un nuovo ristorante, un nuovo film in uscita nelle sale, una partita a bowling o un giro sulle giostre, la lista potrebbe essere davvero interminabile. E’ proprio questo il vantaggio principale delle grandi città, ovvero la possibilità di fare qualsiasi cosa ci venga in mente, perché tutto sarà disponibile a tutte le ore e a qualche minuto di macchina. La città offre molti vantaggi ma è anche vero che qui possiamo dire addio alla tranquillità, al silenzio e al relax. La vita delle grandi città è una vita frenetica, chiassosa e spesso molto confusionale. In più, si ha meno tempo per i rapporti umani e per se stessi, si vive lontani dai propri amici ed in mezzo a molti estranei.
Lo stress in città è in pratica costante, può provocare disturbi d’ansia derivato dall’esposizione a fattori ambientali nocivi, come il traffico e la mancanza di aree verdi, incrementando così un circolo vizioso.
Verde, green, parchi … cosa ho detto! Napoli, c’era una volta il verde! L’inizio di una favola? No, l’inizio di un incubo semmai! Fino a poco tempo fa Napoli aveva attorno a sé tanto verde, tanti parchi, uno più bello dell’altro, tanti piccoli pezzi di Paradiso … ed ora? Quasi più nulla! Parlo ad esempio del famoso Parco Virgiliano, una vera oasi verde nel deserto del cemento della città, lì dove la natura, gli alberi facevano da padrone! Neanche un anno fa sono andato proprio lì, per staccare un po’la spina, per immergermi nel relax del canto degli uccellini, ma sono rimasto pietrificato: nulla, non c’era quasi più nulla, pochi alberi ancora in piedi e quasi secchi, fiori quasi zero … Ma perchè? Parlando di parchi vorrei fare un piccolo accenno anche alla Villa Comunale, una volta meta di relax e giochi sul lungomare più bello d’Italia, da sempre il luogo perfetto per passeggiare, rilassarsi nel verde, fermarsi agli chalet o fare interessanti incontri e resta sempre lo ‘spassiggio‘ preferito per i napoletani di tutte le età. Ahimè ultimamente non è proprio più così: segni chiari di degrado ed abbandono, credo sia inaccettabile che in una zona così bella come il lungomare di Napoli, meta principale di turisti, ci sia una villa comunale completamente abbandonata a se stessa, i giardini non sono curati, c’è sporcizia e i lavori sono in corso da tempo immemore: Sterpaglie che ingoiano panchine, siepi alte fino a un metro, rifiuti nei cespugli… Le statue, come quella di Giambattista Vico, sono deturpate con scritte spray. Insomma un vero caos, tutto abbandonato a se stesso, e tutto coperto dall’indifferenza di tutti, o quasi. Perché? Cosa è successo alla Villa che una volta era sfarzosa ed ora sola ed abbandonata?
Il dibattito città/periferia ci accompagna da sempre, ma piuttosto che dividerci l’uno con l’altro dovrebbe unirci, anche perchè le periferie sono le città del futuro, un luogo dove poter vivere nella fratellanza, formato da giovani carichi di energie e con voglia di cambiare, di dare spazio ad una civiltà molto spesso ignorata da chi pensa magari solo a progressi tecnologici.