“I pensieri di una donna scalza”: la violenza di genere raccontata attraverso il calvario di Emanuela Castaldo

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"I pensieri di una donna scalza": la violenza di genere raccontata attraverso il calvario di Emanuela Castaldo

Violenza fisica e/o psicologica, stalking, femminicidio … Ogni giorno leggiamo casi di cronaca riguardanti ciò che può essere riassunto sotto il nome di “violenza di genere”. Dati ISTAT alla mano, i numeri delle vittime non accennano a diminuire, anzi. Spesso mi fermo a pensare, a riflettere ciò che è racchiuso nell’art.1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne: “E’ violenza contro le donne ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà.”. Per quale ragione allora, ancora oggi, nel 2023, in una società all’avanguardia come viene definita, esistono ancora atti di prevaricazione, di sopruso, verso la donna, l’essere sacro per eccellenza, la culla della vita? Non trovo ancora risposta a questa mia domanda, purtroppo donna/violenza rappresenta ancora un binomio perfetto per una cerchia sempre più ampia di menti perverse, viviamo in una società in cui la donna è ancora valutata solo per il suo aspetto fisico e per la sua funzione di moglie e mamma nella società più che per quello culturale e sociale, certe barriere create dall’ignoranza non sono state ancora abbattute. Siamo entrati ufficialmente nella settimana dedicata all’abbattimento di certe barriere, una settimana dedicata alle donne vittime di violenza, per combattere insieme e sconfiggere questo cancro che affligge la società, ma forse il problema è proprio questo: sì, in questa settimana ci diamo tutti da fare, tutti a proclamare la lotta contro la violenza verso le donne, ma poi? I restanti giorni dell’anno? Silenzio. Un silenzio che fa paura, e nel contempo rumore. Rumore sì, perché è proprio durante la fase di oblio che l’uomo violento agisce indisturbato! Tanti, troppi sono i casi che si susseguono, giorno dopo giorno. Pochi giorni fa l’ultimo, la cui vittima, Giulia Cecchettin, era “colpevole” agli occhi del suo ex solo di averlo lasciato. Ma è così difficile capire che si può amare senza essere ricambiati e che un rapporto d’amore può finire? Che senso ha trattenere con la forza fino ad arrivare a distruggere la vita di chi si dice di amare? No, non può essere possibile, non ci sto. A tal proposito, al fine di capire un po’ di più sulla tematica, ho ricercato sul web dei libri sul tema, e ne ho trovato uno in particolare che mi ha subito colpito già dal titolo, “I pensieri di una donna scalza”, la cui autrice, Emanuela Castaldo, è proprio una delle vittime di violenza e che ha deciso di raccontarsi, di far conoscere a tutti la sua storia attraverso le pagine del suo libro, un testo che non è un romanzo con personaggi di fantasia, ma un racconto di vita reale. Un vero e proprio viaggio emotivo di una donna che scappa dalla sua prigione di soprusi per raggiungere la libertà e che, proprio come una Fenice, rinasce dalle sue ceneri. Ho letto un po’ della sua storia, delle sua tribolazioni, iniziate pochi anni dopo il suo matrimonio, le continue angherie a cui è stata sottoposta … ma ciò che mi ha colpito di più è stata la sua forza di volontà, la sua tenacia che le hanno dato la possibilità di uscir fuori dal tunnel dell’orrore dove si era ritrovata. Sono riuscito a mettermi in contatto con lei, e gentilmente mi ha concesso quest’intervista che riporto per i lettori di RoadTv Italia:

Chi è Emanuela Castaldo? Com’è iniziata la tua storia di violenza?

E’ una donna che ha subito per anni violenza e poi ha deciso di scappare per paura di morire. All’inizio era una favola come tutte le storie d’amore, ma poi si è trasformata lentamente in una serie di scelte obbligate, lasciare un lavoro che amavo per ritornare a Napoli che avevo lasciato, interrompere i rapporti con la famiglia fino a sfociare nella violenza una volta iniziata la convivenza.

Quando è nata la “goccia che ha fatto traboccare il vaso” che ti ha spinto a dire basta e a denunciare?

Avevo toccato il fondo, non vedevo soluzione, 15 giorni prima di scappare avevo tentato il suicidio, ero arrivata ad un punto di non ritorno. Quando mi ha minacciata di morte ho pensato che questa volta rischiassi davvero di non farcela e di morire e sono scappata.

Spesso si leggono storie di donne che denunciano il proprio aguzzino ma dopo si ritrovano a vivere comunque nella paura o, peggio ancora, vengono uccise… la giustizia italiana in questo presenta lacune? Se si, quali?

La giustizia ha grandi responsabilità nel percorso di violenza, sono percorsi difficili in cui le donne spesso si ritrovano a doversi difendere dalle istituzioni e soprattutto a non ricevere protezione e giustizia.

Il tuo aguzzino ora è libero, una condanna praticamente scontata, quasi nulla, ora può rifarsi una vita. Tu resti prigioniera quasi, con delle cicatrici non solo fisiche che non andranno mai via …

Questo non mi sorprende perché parlano di proposte di leggi nuove ma non applicano le sanzioni previste per i maltrattamenti in famiglia e per la violenza, Siamo purtroppo lontani dalle pene giuste e soprattutto dalla certezza della pena. Le mie ferite sono indelebili, non dimenticherò mai ma posso vivere trasformando il male ricevuto in esperienza affichè non possa mai più accadere,

Chi ti è stata vicina durante il periodo di inferno e nella fase successiva alla denuncia?

Nell’inferno nessuno, dopo la denuncia il sostegno l’ho trovato a Casa Lorena, la casa per donne dove abbiamo trovato rifugio io e i miei figli,  e poi una volta lasciata e arrivata a Salerno in Associazione Frida. Ovviamente oltre il mio avvocato che ha curato la parte legale.

Hai deciso di mettere nero su bianco, di raccontare quella che è stata la tua brutta storia, una scelta coraggiosa: qual’è il messaggio che vuole dare questo tuo libro?

Aiutare le donne a capire il percorso che fa una donna che fugge, la bellezza di amarsi finalmente e ritrovarsi. Anche leggere cosa ci sta dentro una donna che subisce violenza, molte persone lo ignorano. Di vedere come una donna possa rinascere e tornare a sorridere un giorno lasciando il passato alle spalle.

Parlare di violenza attraverso un racconto di vita vissuta potrebbe essere un’arma in più per far proiettare le donne vittime verso il riscatto della propria vita secondo te?

Penso di si, ascoltare una donna che ha ottenuto libertà credo sia una spinta importante per permettere a chi è ancora nella violenza a chiedere aiuta.

Com’è oggi la tua vita?

Difficile ma bellissima fatta di tanto lavoro, casa e i miei bellissimi figli.

Che consigli ti senti di dare ad una donna che, come te, ha vissuto e/o vive ancora una storia di violenza?

Di denunciare e rivolgersi ad un centro antiviolenza e di fare il mio percorso.

L’intervista si chiude qui, lasciando spazio ad un grande abbraccio ad Emanuela, dando un invito alla riflessione a tante donne che subiscono violenza: abbiate coraggio di denunciare, di non farvi strappare la vita da chi non vuole altro che distruggervi! Volersi bene è il primo passo per sfuggire alla violenza! La donna è la culla della Vita, non un oggetto da utilizzare a piacimento per poi potersene disfare. Deve essere nostro poi il compito di poter dare una mano, insegnando il rispetto, la non discriminazione.

“I pensieri di una donna scalza” uscirà ufficialmente il 15 dicembre, ma in preordine seguendo questo link: https://www.amazon.it/PENSIERI-UNA-DONNA-SCALZA-Dallinferno-ebook/dp/B0CN843MH3/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=1J0Z1EK1J30BQ&keywords=I+PENSIERI+DI+UNA+DONNA+SCALZA+%3A+Dall%27inferno+al+paradiso+passando+per+il+purgatorio&qid=1700549521&sprefix=i+pensieri+di+una+donna+scalza+dall%27inferno+al+paradiso+passando+per+il+purgatorio%2Caps%2C98&sr=8-1