Venerdì scorso, a Napoli, all’esterno dell’Ospedale San Gennaro, si è tenuta la protesta di attivisti a sindacati che hanno chiesto all’Asl Napoli 1 di rilanciare il nosocomio e gli altri presidi del territorio, le attività dei quali negli anni scorsi sono state ridimensionate o interrotte. Gli attivisti di diversi gruppi, come riporta un articolo del ‘Corriere del Mezzogiorno’, a firma del collega Fabrizio Geremicca, hanno invitato inoltre l’azienda sanitaria locale a vigilare sulla gestione del sevizio di pulizie degli ospedali partenopei.
«C’è un problema di tagli sugli investimenti nella salute a livello nazionale – ha detto Valeria Spinelli, di Unione Popolare – che si ripercuote sugli importi degli appalti. Le imprese per aggiudicarseli offrono ribassi tali da non poter garantire al meglio il servizio. Vincono, ma poi risparmiano sui diritti dei lavoratori o sulla qualità delle prestazioni».
Il sindacato generale di base ha denunciato che Epm ha messo in cassa integrazione a metà ore il personale e che la gestione delle relazioni sindacali e dei rapporti con i lavoratori presenterebbe gravi criticità. Temi sollevati anche dai Carc, i quali hanno sottolineato pure la necessità di procedere a nuove assunzioni per mettere gli ospedali in grado di funzionare. Hanno preso parte alla iniziativa anche i presidenti di Municipalità Nicola Nardella (Ottava) e Fabio Greco (Terza).
L’iniziativa sarà riproposta nelle prossime settimane davanti ad altri presidi ospedalieri, a cominciare dal San Giovanni Bosco.