Nella cappella Sistina tutti i cardinali in preghiera.
Argentino (mai un sudamericano era stato nominato al soglio di Pietro), Gesuita e plurilaureato. Semplice, umile, comunicativo. Sobrio, essenziale, diretto. Lontano dalla mondanità anni luce. Il nuovo papa, il non più cardinale Jorge Mario Bergoglio, “ qui sibi nomen imposuit” Franciscum, ha celebrato la sua prima messa da pontefice quest’oggi nella cappella Sistina alla presenza del collegio cardinalizio.
La sua un’omelia a braccio, in italiano, diversamente dal suo predecessore Benedetto XVI che aveva optato per il latino in quella circostanza. Discontinuità sembra essere la rotta intrapresa. Da subito, senza fronzoli, né giri di parole, Sua santità ha indicato il programma per la Chiesa. “Camminare, edificare, confessare”. Un invito al movimento, al non fermarsi, al procedere sempre alla presenza e nella luce del Signore, con un atteggiamento irreprensibile, proprio come quello richiesto da Dio ad Abramo.
Gli aruspici hanno sbagliato i pronostici. Davvero particolari e imprevedibili le vie del Signore. L’allora cardinale Ratzinger rassegnò le sue dimissioni nelle mani di Giovanni Paolo II, che le respinse al mittente. L’algido tedesco, prefetto della congregazione per la Dottrina della Fede, successe al polacco nel 2005. In quel conclave il “competitor” del papa emerito fu “casualmente” il cardinale di Buenos Aires, che decise di far convergere i suoi 40 voti sul cardinal Panzer.
Coincidenze? Un tentativo di arretramento? Un tirarsi indietro? Certamente no. Lo Spirito Santo soffia dove vuole. E così è stato. “ I fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo”. La rivoluzione ha avuto inizio. Per un percorso di fratellanza, amore e fiducia. Sono bastati un nome nuovo, evocativo, carico di significato, apportatore di novità e rinnovamento, e poche parole per arrivare già al cuore dei fedeli e non di tutto il mondo. Auguri Santo Padre e buon inizio di cammino.
Diego Scarpitti