L’attualità, con il passo falso a Empoli e la ricerca del nuovo allenatore, ma non solo, nell’undicesima puntata di ‘Legends – ci vediamo a Napoli’, prodotta dalla Media Company Nexting e da Sportface, su Sportitalia (canale 60 del digitale terrestre) e Napoflix (canale 86), oltre che on demand sulla piattaforma Sportface TV (tv.sportface.it). In studio, con la padrona di casa, Jolanda De Rienzo, e le due leggende partenopee, Alessandro Renica e Raffaele Di Fusco, ospite Diego Armando Maradona Junior e l’ex Francesco Romano, per un appuntamento all’insegna dell’amarcord e dedicato al ricordo dell’indimenticabile Pibe de oro. Il tutto impreziosito dalla presenza, in collegamento, di Marek Hamsik, che torna a parlare di Napoli e del suo rapporto unico con squadra e città.
“Lo scudetto dell’Inter è frutto di programmazione. E’ un po’ lo specchio del campionato dell’anno scorso, vinto a 5 giornate dalla fine. Un distacco che negli altri campionati è difficile vedere e forse è il sintomo di qualcosa che non funziona in Serie A. Nuovo allenatore Napoli? Dipenderà molto dal progetto. Conte? I big azzurri poco si inquadrano con il suo credo tattico, che stravolgerebbe tutto. Così come Gasperini, che ha una filosofia di gioco completamente diversa, puntando su una squadra molto più fisica rispetto a quella che è oggi il Napoli. Non credo che si possa attuare un sistema di gioco come il 3-5-2. Dove metteresti Kvara e Politano? Vedrei molto più adatti Pioli e Italiano e spero che il Napoli chiuda presto per evitare di restare al palo come l’anno scorso”, queste le dichiarazioni di Raffaele Di Fusco nel corso della decima puntata della seconda edizione della trasmissione Legends – Ci vediamo a Napoli, prodotta dalla Media Company Nexting e da Sportface, in onda su Sportitalia (canale 60 del digitale terrestre) e Napoflix (canale 86), oltre che on demand sulla piattaforma Sportface TV (tv.sportface.it).
“Il mio ricordo di Maradona? Diego amava i napoletani, soprattutto quelli più poveri. La grande storia del Napoli senza di lui non ci sarebbe stata. Era il più forte di tutti in campo e un uomo con una grande sensibilità fuori. La stessa che ho riscontrato fin da subito in suo figlio. Un anno l’ho allenato e andammo a fare una trasferta in casa della Reggina. Eravamo in treno e venne nel vagone in cui ero io e mi chiese di raccontargli qualcosa di suo padre. Alla fine, di fronte a quel gesto, volli dargli un braccialetto regalatomi proprio da Diego quando eravamo compagni di squadra, ma lui disse di no, perché se il padre aveva voluto darlo a me era giusto che lo tenessi io”. Ha concluso, infine, Di Fusco.