L’Italia e i giovani impoveriti

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L’Italia e i giovani impoveriti

Le recenti elezioni europee appena conclusesi hanno visto quasi del tutto assenti nell’agenda politica le questioni relative alla crescente povertà assoluta delle famiglie e dei singoli, in particolare delle giovani generazioni.

In Italia l’incremento dell’indice di povertà assoluta degli individui dal 2014 (6,8%) al 2023 (9,8%), ha segnato particolarmente i più giovani: 1,3 milioni di under 18 ( il 14,8% dei minorenni – il valore più alto dal 2014).

Negli ultimi 10 anni infatti, rispetto alle condizioni economiche abbiamo assistito a un crescente divario tra le diverse generazioni, con una maggiore prospettiva di difficoltà proprio per chi è più giovane, che si è visto sempre più penalizzato dalla grande recessione di fine anni 2000.

Il distacco con le altre fasce di età si è addirittura aggravato tra il 2014 e il 2023 (da 2,5 a 4,1 punti percentuali di differenza rispetto alla media nazionale), sino a determinare negli under 16 una condizione di deprivazione materiale e sociale che ne colpisce il 13,5% (circa 1 milione e 130 mila ragazzi)

E vale la pena di sottolineare come di povertà assoluta ne soffrano particolarmente i minori stranieri (43,7% contro il 9,7 degli italiani)

Secondo il Rapporto annuale ISTAT 2024 la povertà assoluta priva delle opportunità di crescita e formazione i minori che vivono in condizioni economiche difficili, senza il necessario per vivere e senza servizi adeguati.

Molte le criticità. In primo luogo il tema della salute che vede dati inquietanti: dalla deprivazione alimentare che riguarda quasi il 6 % degli under 16, al sensibile peggioramento degli indicatori di salute mentale – soprattutto tra le ragazze – con un indice di benessere psicologico sceso a 68,2; oltre al peggioramento in alcuni stili di vita giovanili, come ad esempio le abitudini alimentari e l’eccesso di peso (salito dal10,6% del 2003 al 15,6% del 2023)

Per non parlare delle diseguaglianze educative che si manifestano già nella prima infanzia, condizionando nel lungo periodo i processi di crescita.

E qui entra in ballo la carenza di investimenti economici e di pensiero in quella istruzione che sola può fornire conoscenze, e soprattutto favorire lo sviluppo di capacità critiche, creative e relazionali indispensabili per orientarsi nella vita.

Una vera negazione del compito del sistema educativo di essere inclusivo e accessibile a tutti, per garantire (secondo lo spirito dei dettami costituzionali) a ogni individuo il diritto di poter realizzare il proprio potenziale.

E’ grave far mancare alle nuove generazioni le competenze e le opportunità necessarie per affrontare una realtà acceleratamente globalizzata e tecnologizzata, ricca di questioni sociali e ambientali complesse e di rilevanza planetaria: dalla crisi climatica alle diseguaglianze sociali.

Per non parlare delle sfide poste dalle difficoltà di inserimento e permanenza nel mercato del lavoro, con un futuro più problematico e incerto che in passato, con tassi di occupazione molto inferiori rispetto al resto d’Europa.

In questa realtà difficile e in continuo movimento la carenza di strumenti di conoscenza e analisi produce da subito nelle giovani generazioni effetti a catena a livello emotivo, culturale e sociale.

Non a caso negli ultimi 20 anni tra i giovani si osservano una rarefazione delle frequentazioni (passando dal 94,8% del 2003 all’88,0% del 2023), un minore coinvolgimento nella vita politica del Paese (quasi del doppio) e una riduzione delle attività di volontariato (passate dall’ 11,0% del 2003 all’ 8,0% del 2023).

Ai giovani viene chiesto di essere protagonisti del cambiamento, di adottare comportamenti responsabili e sostenibili, di contribuire a costruire una società più equa e rispettosa dell’ambiente.

Ma cosa fanno il mondo della politica, della cultura, delle agenzie sociali per aiutarli e/o indirizzarli a districarsi nel groviglio di tante situazioni complesse, a scalare la montagna di difficoltà che il mondo della globalizzazione presenta?

Colpisce peraltro come,nonostante tutti questi dati problematici- che sono anche causa di un serio disagio esistenziale – i giovani mostrino rispetto alle altre fasce di età, un alto indice di soddisfazione verso la vita e un orientamento più ottimista verso il futuro.

E’ il controsenso di una società ottusa e ripiegata su se stessa che nega vicinanza proprio a chi ha motivazioni, entusiasmo e capacità di cambiare in meglio le nostre comunità umane.

Come ha scritto Renzo Piano rivolgendosi a i giovani: “ Siete voi che dovete salvare il mondo, alla mia generazione ciò non è riuscito, però voi potete farlo perché è evidente che succederà qualcosa, e non potrà che essere in meglio”