Brividi d’estate, al Real Orto botanico di Napoli in scena ‘Moby Dick’

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Brividi d'estate, al Real Orto botanico di Napoli in scena 'Moby Dick'

Giovedì 25 luglio alle 21.00 per la rassegna Brividi d’estate va in scena “Moby Dick l’incantatrice” monologo per sette voci intorno alla balena bianca libero adattamento di Rosalba Di Girolamo da “Moby Dick” di Herman Melville. Con Rosalba Di Girolamo come voce narrante, ci sono Rocco Zaccagnino alla fisarmonica e la voce fuoricampo di Franco Iavarone. La colonna sonora originale è di Marco Messina. Tecnico del suono è Stefano Cammarota, direttore  tecnico è Pino Miraglia.  I costumi sono di Rosa Ferrara.

“Moby Dick l’incantatrice” è una grande metafora della vita, è il Caronte che ci accompagna nei meandri più oscuri della coscienza. E la “ciurma di uomini in fuga” che compongono l’equipaggio del Pequod rappresenta le diverse forze che animano l’essere umano nel viaggio dentro sé stesso. Per questo motivo in questo adattamento tutti i personaggi parlano attraverso un unico corpo: a parlare è lei, la balena bianca, che è volutamente femmina come femmina vogliamo la nostra coscienza, e che accoglie nel suo ventre le voci, le paure e i desideri degli uomini che le danno la caccia.  Si tratta di una rilettura in progress del capolavoro di Melville che sposta il punto di vista dalla ricerca del nemico alla ricerca della verità, proponendo allo spettatore un viaggio nella nota storia e al contempo dentro sé stesso, svelandoci alla fine dello spettacolo ciò che nemmeno Melville – che si ispirò alla vera storia della Baleniera Essex- ebbe il coraggio di raccontare. Il racconto del viaggio per mare, si sa, è allegoria del viaggio della vita, e Moby Dick ne è a mio avviso il capolavoro assoluto.

 Quando ho cominciato questa riscrittura – dichiara Rosalba Di Girolamo – non avevo un’idea precisa di cosa cercassi, era durante la “prigionia” del covid, come tutti soffrivo la lontananza dalle persone ed ero mossa dal desiderio di stare in compagnia della letteratura più ispirata, più che da un obiettivo di messa in scena. Ma man mano che leggevo, appuntavo e rielaboravo, mi rendevo conto che tutti i personaggi, dal purissimo Pip al feroce Achab, agivano mossi dal medesimo umanissimo desiderio di sfidare la morte, e con questa, la vita. E, dunque, erano profondamente legati, al di là dei conflitti e delle differenze; e in un momento in cui la vicinanza tra noi esseri umani ci era così violentemente negata, il desiderio di raccontare questo legame è diventato la traccia portante dell’adattamento. Tutti i personaggi del romanzo, da quelli incontrati in poche righe a quelli iconici, rappresentano un aspetto dell’animo umano specifico eppure imprescindibilmente legato a tutti gli altri; è come se tutti insieme costituissero i diversi corpi di un unico organismo: l’essere umano. Per questo motivo, quello che inizialmente mi sembrava vocato ad essere un adattamento per diversi personaggi ha finito per diventare un coro per voce sola che li racchiude tutti e che ho voluto identificare nella voce della balena bianca, intesa come la nostra essenza più incontaminata. Ho sentito l’esigenza di rileggere tutto l’adattamento alla luce di una riflessione sulla responsabilità individuale rispetto ai mali che affliggono il pianeta: “perché gli uomini collocano il male sempre fuor di loro stessi?” Si domanda Moby Dick alla fine dello spettacolo. 

“MobyDick l’incantatrice” è un reading musicato che si sviluppa in un flusso ininterrotto di suoni e voci, tra tempeste sonore, monologhi interiori e ballate in fisarmonica, dialoghi e profezie, fondendo musica elettronica originale e musica acustica in fisarmonica con voci narranti diverse ottenute rimodulando elettronicamente un’unica voce. Fino al finale inatteso: E’ stata davvero Moby Dick a sterminare l’equipaggio? E’ davvero lei l’incarnazione della ferocia? “Perchè i piccoli uomini collocano sempre il male fuor di se stessi?” si domanda, infine, la Balena Bianca.