“La nuova stagione de Il commissario Ricciardi arriverà nella seconda parte del 2024/2025, abbiamo finito di girare a fine maggio e ora è tutto in post produzione”. La terza stagione “sarà la più completa, quella della svolta, quella in cui l’evoluzione di Ricciardi si compie e il processo di avvicinamento alle persone, nonostante il suo pessimo carattere, si realizza”. Lino Guanciale ospite del Giffoni Film Festival parla dei suoi progetti futuri, tra cui il ritorno de ‘Il commissario Ricciardi’, una delle serie più amate dal pubblico. “E’ anche la stagione dagli esiti più dolorosi, ma forse anche per questo è molto vicina alle difficoltà emotive di tutti, c’è una confessione importante e un matrimonio, momento tra i più significativi”.
Ma il personaggio del commissario di polizia nella Napoli degli anni Trenta, in pieno fascismo, impone anche una riflessione sociale. “C’è una lettura politica inevitabile – afferma Guanciale – A prescindere che si aderisca o che si sia indifferenti al regime, il termometro politico influenza le vite di tutti, ne scrive la storia. Se vuoi fare del bene, ad un certo punto devi metterti contro, e questo è anche uno degli elementi più interessanti della serie”.
In attesa di rivederlo in tv, in questi giorni è al cinema con ‘L’Invenzione di noi due’, un film sull’amore, adattamento dell’omonimo romanzo di Matteo Bussola (“Un film girato in maniera antiromantica che amo molto, con un’estetica anticonvenzionale”) e prosegue in teatro con ‘Fata dell’angolo’ dove un inedito e sorprendente Guanciale – qui anche drammaturgo – veste i panni di un trans in cerca dell’amore (“Un ruolo che ha cambiato molto la mia visione sulla vita”).
Ed è con il teatro che ha conosciuto uno dei suoi più grandi maestri, Gigi Proietti. “Mi ha insegnato ad avere rispetto del palcoscenico, mi diceva sempre che bisognava dargli del lei, averne anche paura, ma allo stesso di divertirmi – ha detto – Il teatro è uno spazio di libertà enorme, ti aiuta a superare le barriere verso l’altro. A me, ragazzino bullizzato, ha aiutato a non avere paura di esprimermi. Penso che il nostro Paese dia troppo poco del suo Pil all’attività culturale”.