La domanda senza risposta di Yaguine e Fodè

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La domanda senza risposta di Yaguine e Fodè

Nell’estate di 25 anni fa due ragazzi guineani di quattordici e quindici anni, Yaguine Koita e Fodé Tounkara, dopo aver passato il confine con il Mali ed essere giunti all’aeroporto della capitale, salivano sul Boeing 747diretto a Bruxelles, arrampicandosi dentro il vano dei carrelli di atterraggio (dove in volo, a 10mila metri d’altezza, la temperatura esterna raggiunge i 45 gradi sotto lo zero) per andare a studiare in Europa. All’arrivo i loro giovani corpi ricoperti di pochi cenci, furono trovati assiderati e senza vita, con in tasca una lettera – delicata, rispettosa e struggente al tempo stesso – scritta da loro e indirizzata a le “Loro eccellenze i signori membri e responsabili dell’Europa”. Yaguine e Fodè descrivevano in modo doloroso la situazione dei bambini africani per chiedere loro aiuto ed esprimendo il diritto e la possibilità delle nuove generazioni di vivere in “un mondo migliore”: “Aiutateci, soffriamo enormemente in Africa, aiutateci abbiamo dei problemi e i bambini non hanno diritti. Al livello dei problemi abbiamo la guerra, la malattia, il cibo. Quanto ai diritti dei bambini, in Africa e soprattutto in Guinea, abbiamo molte scuole ma una grande mancanza di istruzione e di insegnamento, salvo nelle scuole private dove si può avere una buona istruzione e un buon insegnamento. Ma ci vogliono molti soldi e i nostri genitori sono poveri, anche se fanno di tutto per darci da mangiare”.

Yaguine e Fodè, con la loro tragica vicenda, hanno alzato il velo sulla realtà dei “minori stranieri non accompagnati”(MSNA), ovvero “minori di 18 anni, cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea o apolidi, che si trovano, per qualsiasi causa, nel territorio nazionale, privi di assistenza e rappresentanza legale da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili”. (Risoluzione del Consiglio d’Europa del 26 giugno 1997).

Tante sono le motivazioni che spingono a migrare bambini e adolescenti; differenti i contesti, le famiglie, i Paesi di origine. Ma tante peculiarità comuni: abbandonare gli affetti, la propria cultura, la propria casa per l’ignoto, alla ricerca di una vita migliore in Europa; la traumatica e indelebile esperienza di un viaggio incerto (per destinazione, durata e riuscita), le profonde ferite dentro di sé, il senso di solitudine, l’azzeramento delle tappe di crescita e la precoce adultizzazione.

Il fenomeno migratorio MSNA, che ha caratterizzato le migrazioni sin dalla seconda metà del Novecento, è una delle sfide più urgenti a livello globale; una realtà articolata, multidimensionale ed eterogenea, viceversa spesso ridotta in modo fuorviante dai media e dall’opinione pubblica a un semplice “evento emergenziale”.

Ancora oggi in Italia – tra i principali Paesi di arrivo dei MSNA –  non esiste una legge unitaria adatta all’accoglimento dei minori migranti, ma solo varie leggi create nel corso degli anni.

Soprattutto in questi 25 anni non c’è stata una riflessione culturale e politica seria focalizzata sulla domanda di educazione, istruzione, diritti, del grande sud del mondo all’Europa incarnata da quei due adolescenti africani; quanto piuttosto la semplificazione narrativa della – presunta – “invasione”, che giustifica ipocritamente requisiti tra i più severi in Europa per ottenere la cittadinanza.

In realtà parliamo di cifre molto contenute. Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, al 30 giugno 2024 i minori stranieri non accompagnati censiti in Italia sono 20.206 per la maggior parte di 17 (49,8%), 16 (25,1%) e 15 anni (13,7%) – provenienti soprattutto da Egitto, Ucraina, Gambia, Tunisia e Guinea.

Di fronte a cifre così limitate, colpiscono viceversa i grandi numeri dell’indagine condotta su un campione di under 30 sull’inverno demografico giovanile italiano: ogni anno l’Italia ha almeno100.000 studenti in meno per denatalità, senza contare i tantissimi giovani (circa il 35% del totale) che sono disposti a emigrare all’estero (Indagine Ipsos Flair 2024). A questo proposito ha scritto recentemente Marco Impagliazzo: “Ciò di cui ci si dovrebbe preoccupare è l’emigrazione dei giovani italiani, non l’immigrazione

I giovani, soprattutto dell’Africa subsahariana che rappresentano il 70% dei giovani del mondo, sarebbero in realtà una straordinaria opportunità per le nostre invecchiate e rassegnate società occidentali. Se accolti e integrati nel tessuto sociale, i minori stranieri non accompagnati, con la loro determinazione positiva ed energia possono immettere e trasmettere valori, entusiasmo e speranza.

Anche e soprattutto ai nostri ragazzi, fragili vittime di una società consumistica del “tutto subito”, che invece avrebbero tanto bisogno di nuovi amici – e concittadini -come Yaguine e Fodè.