di Maria Stella Rossi
Rimasto nell’aria l’appello fatto nelle scorse ore dal premier Erdogan per placare le proteste che impazzano da più di una settimana in tutta la Turchia. “Noi siamo contro il terrorismo, la violenza, il vandalismo e le minacce alla libertà degli altri. Il mio cuore è aperto davanti a chiunque avanzi richieste democratiche” ha detto il primo ministro turco, ma a nulla è valso questo suo tentativo e le manifestazioni continuano imperterrite.
Dopo le affermazioni fatte nei giorni scorsi da John Biden, vice presidente degli Stati Uniti, un monito è arrivato anche dall’Unione Europea tramite Stefan Fuele, il commissario dell’U.E. per l’allargamento.
“L’uso eccessivo della forza contro chi manifesta pacificamente il suo dissenso non trova spazio in una democrazia e la Turchia deve indagare subito sulle violenze della polizia contro chi ha protestato contro il governo, punendo i responsabili” ha affermato Fuele in un congresso tenutosi a Istanbul a cui ha partecipato anche Erdogan. “Permettetemi di richiamare la Turchia a non abbandonare i suoi valori di libertà e di rispetto dei diritti umani. E permettetemi di garantire, da parte nostra, che non abbiamo l’intenzione di abbandonare il processo di adesione dalla Turchia all’U.E.”.
L’appello fatto contro le violenze della polizia sui dimostranti sembra essere stato accolto. Nella notte gli scontri sono stati minimi, verificatisi soltanto a Sultangazi, un sobborgo periferico di Istanbul, e ad Adana, nel sud del Paese. Inoltre stando anche a quanto affermano i quotidiani Milliyet e Radikal, i responsabili della sicurezza hanno deciso che la polizia non interverrà contro i manifestanti di piazza Taskim nel fine settimana.
Notizia presa con favore anche dai migliaia di turchi che questa mattina si sono ritrovati a Gezi Park, dove le proteste hanno avuto inizio, per cantare, ballare e manifestare pacificamente.
Nel mentre però, nonostante il primo ministro abbia aperto le porte al dialogo, il partito islamico-conservatore di cui quest’ultimo è presidente dal 2003, l’AKP (Adalet ve Kalkınma Partisi, ovvero il Partito per la Giustizia e Sicurezza) non ha perso tempo e ha indetto per domani una manifestazione pro-Erdogan per accogliere il premier al suo ritorno nella capitale della Turchia: Ankara.
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08/06/2013