di Dario Garofalo
Sono passati solo pochi giorni dalla morte della nota astrofisica Margherita Hack alla veneranda età di 91 anni, scienziata di fama mondiale e famosa divulgatrice, non solo ci lascia un’icona della scienza, ma un vero e proprio simbolo del dialogo sulla scienza e sull’uomo.
Di temperamento allegro, con l’accento toscano marcato, la Hack riusciva ad arrivare al pubblico con la tipica semplicità dei dotti e non solo, con il tempo è diventata un’avanguardia del dialogo fra fede e scienza, schierandosi dalla parte di quest’ultima sostenendo una forte linea contro gli elementi della religione che potevano potenzialmente influire sulla vita dei cittadini non aderenti alla confessione fideistica. Il dialogo obiettivo, la lucidità di ragionamento logico e la leggerezza con cui riusciva a trattare di certi argomenti, rendevano il confronto meno simile ad un’arena in cui scannarsi e più vicino ad un chiacchierare amichevole. Poco avida di sorrisi, rispondeva schiettamente e con il suo modo di fare riusciva a tirare fuori anche il lato migliore dei suoi oppositori, la rara abilità dialettica di poter reggere una posizione dialogica senza necessità di oscurare gli interlocutori.
Chiunque si sia districato per una volta in vita sua nel dibattito fra fede e scienza, però, sa bene che non è per nulla un terreno di gioco felice: Da entrambe le parti sorgono spesso forti attriti dettati più dall’emotività che dal confronto razionale, passando dal fondamentalismo religioso a quello scientista. I primi snaturano la loro posizione tagliando fuori il lato spirituale della loro scelta, mentre i secondi abbandonano ogni inflessione razionale perdendo la lucidità. In ambo i casi ci troviamo di fronte ad un’ideologizzazione del pensiero, cosa che la Hack ha sempre rifiutato.
L’eredità della scienziata è semplicemente la lucidità del pensiero senza perdere i propri obbiettivi, e può essere raccolta da chiunque, di qualsiasi fazione politica o ideologica, perché il pensiero libero e razionale può venire veicolato dalle idee ma fugge qualsiasi trappola dogmatica o dottrinale.
Esempio lampante furono le sue dichiarazioni su “Barricate” riguardo la situazione italiana del secolo scorso, in una politica in cui quando si tirano in mezzo certi argomenti si mettono subito le mani avanti, per paura di non si sa che cosa, dove prima ancora di proferire parola entra in gioco il ricatto morale della colpa, quel deficit colposo che si collega direttamente al peccato originale dell’uomo, lo stesso che la famosa scienziata si rifiutava di accettare, sia dalla morale religiosa che da quella storica.
L’eredità della Hack, insomma, è una nuova rinascita, possibile solo qualora si riesca a sconfiggere la paura.