In quale universo parallelo, in quale dimensione extrasensoriale la trattativa per Angelo Ogbonna, difensore venticinquenne del Torino, può essere più complicata di quella che porta Tevez, con una Champions, una Libertadores e un Mondiale per Club in saccoccia, in Italia? Con tutto il rispetto per il difensore capitano dei granata e futuro (?) pilastro della Nazionale Italiana, ma ci sembra una cosa ai confini della realtà.
Ma la spiegazione è davanti agli occhi di tutti. Siamo in Italia e questo paese vive di rivalità, di mors tua vita mea, di tu piangi e io rido alla faccia tua. E il calcio è il settore dove questa filosofia di vita la fa maggiormente da padrona e si ingigantisce sempre di più. Tu se la squadra più forte d’Italia? Hai vinto due scudetti consecutivi e sembri inarrestabile? Bene, io ti blocco il mercato.
Futile e paranoico complottismo? Può darsi, ma bisogna ammettere che quando Marotta e Paratici, a volte anche Andrea Agnelli, si spostano per chiudere una trattativa ormai in porto o che non presenta particolari difficoltà, ecco che arriva il Cairo di turno che fa problemi. Comproprietà sì, comproprietà no, questo giocatore non è quello che vogliamo, ma i soldi sarebbero meglio cash, ma sono pochi e tante altre belle schermaglie che fanno letteralmente girare… la testa ai tifosi.
La lista di presidenti che così si comportano con i dirigenti attuali bianconeri è abbastanza estesa: Della Valle – tralasciando i motivi extracalcistici, che non si scosta di un millimetro e di un centesimo dall’esagerata valutazione di 30 milioni per Jovetic, che sembra valere solo per chi tratta a nome della Juventus, Preziosi, sempre pronto ad accondiscendere alle richieste dei patron delle squadre milanesi, ma che fa la voce grossa anche per un semplice prestito o la metà del cartellino di un Immobile qualsiasi, Lotito, che per vendere Lichtsteiner quasi quasi voleva che la Juve gli lasciasse le chiavi dello Juventus Stadium e che adesso sbotta per gli spiccioli di una Supercoppa Italiana che si giocherà a Roma, a casa sua, contro ogni regolamento.
Che dire poi dei Cellino o dei Pozzo, dei Leonardi che sparano cifre folli per giocatori che valgono la metà e poi vogliono a prezzi di saldo giocatori che possono vantare di essere due volte Campioni d’Italia? Insomma, c’è un piano per far sì che la Juve non si rinforzi più del dovuto mettendo a rischio la competività del torneo? I migliori acquisti della Juve sono stati fatti quasi tutti all’estero, dove il marchio Juve è riconosciuto come tale, come uno dei più importanti e apprezzabili del mondo. Vidal dal Bayer Leverkusen, Pogba preso a zero dal Manchester United, Barzagli costato 300.000 euro dal Wolfsburg, quest’anno Tevez per un piatto di lenticchie dal City e Llorente – gennaio della scorsa stagione a dire il vero – sempre a zero dal Bilbao.
Ma allora, perché continuare con questo gioco? Basterebbe fare sempre acquisti all’estero, pieno di talenti sia affermati sia giovani. Ogbonna ormai è preso, ma quanta fatica. Avremmo sudato le stesse sette camicie bianconere se Marotta – e Conte – avessero messo gli occhi su Kurt Zouma del Saint-Etienne o su Toby Alderweireld dell’Ajax? Domanda retorica.