di Giuliana Gugliotti e Manlio Converti
“Se muore lo zoo muore un pezzo di storia”. Lo sguardo acceso, l’orgoglio nella voce: così gli addetti agli animali dello zoo di Napoli raccontano il loro regno, un parco naturale pieno di tesori a molti, purtroppo, sconosciuti: alberi secolari, specie botaniche e volatili rari, come l’emù e una coppia di gru coronate, che quest’anno hanno regalato anche la gioia di un uovo.
Un polmone verde per la città che oggi rischia seriamente di scomparire.
Sembrava cosa fatta, lo scorso maggio, la vendita del giardino zoologico all’imprenditore napoletano Francesco Floro Flores, ingegnere elettronico titolare della Trefin Spa, azienda con all’attivo 20 mln di fatturato. E invece no. A quasi due mesi di distanza Comune, Regione e Mostra d’Oltremare, proprietari della struttura, non sono riusciti a trovare un accordo e a chiudere finalmente questo brutto capitolo di storia per far risorgere lo zoo di Napoli.
Che continua a versare in una situazione di totale incuria.
Letame, erbacce e rifiuti caratterizzano ora lo scenario predominante di uno dei parchi zoologici più antichi d’Italia. A farne le spese sono gli animali, ma soprattutto i dipendenti, che da mesi non percepiscono lo stipendio. Già, perché i soldi erogati dal tribunale fallimentare sono appena sufficienti ad acquistare il cibo per gli animali. E tuttavia loro, i dipendenti, continuano a lavorare, ogni giorno, gratuitamente, cercando di salvare almeno la dignità del loro zoo, lottando contro guasti, degrado, abbandono e, ultimamente, anche contro il vandalismo. “Addirittura hanno trafugato la statua che rappresentava il fondatore dello zoo con il suo Terranova” raccontano avviliti.
Lunedì scorso l’ultimo consiglio di amministrazione è stato un buco nell’acqua: alcuni rappresentanti delle istituzioni non si sarebbero presentati. Ieri una riunione alla presenza dell’imprenditore, dei politici e della neo-nominata garante degli animali di Napoli, Stella Cervasio, per presentare il progetto di riqualificazione del giardino zoologico: 6 mln di euro da investire nell’arco di 6 anni che porterebbero lo zoo di Napoli ai livelli di avanguardia europei.
No alla sezione “animali buffi” e no all’acquisto di altri animali; a popolare lo zoo saranno sufficienti quelli sequestrati ai circhi o ai cittadini che li detengono impropriamente. Sì ai biolaghi per le tigri e al laboratorio didattico per insegnare ai bambini a rapportarsi correttamente agli animali. Queste le direttive della garante Stella Cervasio.
Domani lo zoo aprirà le porte ai rappresentanti politici della 10ma municipalità, in concomitanza con un nuovo Cda che, questa volta, stando alle promesse delle istituzioni, dovrebbe portare a una conclusione positiva.
La paura più grande è che Floro Flores, come Alfredo Villa prima di lui, decida di rinunciare all’acquisto della struttura. Vendere lo zoo allora rischierebbe di diventare una pagliacciata, una presa in giro. Quasi come tentare di vendere la Fontana di Trevi.