di Diego De Vellis
Da quando ad Helsinki, in Finlandia, nel 1983 si disputò il primo campionato del mondo di atletica leggera, molte medaglie sono state vinte, ma la foto che ieri ha immortalato il bacio sulle labbra, con cui le atlete russe Tatyana Firova e Kseniya Ryzhova hanno festeggiato la vittoria nella 4×400, passerà alla storia.
La quattordicesima edizione dei mondiali di atletica leggera, organizzata dall’International Association of Athletics Federations (IAAF) e celebrata a Mosca, è quasi giunta al termine ma sul web non smette di rimbalzare da un post all’altro la foto scattata ieri a quel bacio galeotto, scambiato sul podio dalle atlete russe e subito divenuto simbolo della protesta contro le leggi anti-gay varate dal governo russo.
Le atlete avevano vinto la medaglia d’oro nella staffetta 4×400 donne e il bacio è stato da alcuni enfatizzato da altri minimizzato, è un fatto però che le effusioni delle atlete siano successive a giornate in cui le polemiche sulle leggi anti-gay avevano visto protagonista un’altra atleta simbolo dell’atletica leggera russa e non solo: Yelena Isinbayeva che, seppur in un primo momento aveva sostenuto la controversa legge del governo russo, ha poi smentito affermando che a causa della sua non ottimale conoscenza dell’inglese è stata semplicemente fraintesa.
Oggi il presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), Jacques Rogge ha affermato la sua contrarietà al bacio delle staffettiste e ha annunciato che, alle Olimpiadi Invernali che si svolgeranno fra pochi mesi a Sochi, gli atleti dovranno evitare proteste sulle leggi anti-gay sostenendo che non si tratta di censura, ma di rispettare meramente il regolamento per il quale non sarebbe permessa alcuna manifestazione commerciale o politica.
Ma se fra le missions del CIO c’è quella di opporsi a qualunque abuso politico e commerciale degli atleti e dello sport, allo stesso tempo c’è quella di incoraggiare e supportare iniziative che coinvolgano cultura ed educazione con lo sport. La questione non è di poco conto: come bilanciare l’esigenza di evitare l’uso strumentale dei Giochi Olimpici con quella che gli stessi possano svolgersi garantendo l’assenza di discriminazioni?
Basterà un accordo di reciproca non interferenza con il governo russo?
E ad ogni modo quanto potrà essere etico un patto del genere?