Pompei: la DIA ispeziona i cantieri contro infiltrazioni della camorra

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di Sara Di Somma

Gli scavi di Pompei, patrimonio archeologico di inestimabile valore del nostro paese, attirano ogni giorno circa 6.000 visitatori, ma da molto tempo versano in condizioni a dir poco spiacevoli, che danneggiano l’immagine della Campania e dell’Italia tutta agli occhi dei media internazionali. L’inevitabile scorrere del tempo, i danni causati dall’esposizione alle intemperie, nonchè l’incuria e una gestione non sempre efficiente da parte delle istituzioni del patrimonio ereditato da un antico passato sono, infatti, tra i principali responsabili dei rovinosi cedimenti avvenuti all’interno degli scavi nel corso di questi anni.

Dopo i numerosi crolli che hanno gravemente danneggiato lo stato delle opere archeologiche e la dichiarazione dello stato d’emergenza del 2008, nell’aprile 2012 l’allora premier Mario Monti, in visita a Napoli, presentò un progetto di riqualificazione per gli scavi di Pompei, da mettere in opera grazie a 105 milioni di euro provenienti da Fondi Europei di Sviluppo Regionale. Il “Grande Progetto Pompei” fu annunciato come un imponente piano di restauro dell’area archeologica, per una sua adeguata manutenzione e conservazione, allo scopo di riportare Pompei agli antichi splendori ed ottenere una ricaduta positiva sul turismo e l’economia della regione Campania.

Il progetto, che prevede un grande dispiego di mezzi, è attualmente in via di realizzazione e, da subito, fu votato alla trasparenza e alla legalità, mirando a salvaguardare il territorio e i lavori di restauro da possibili infiltrazioni della camorra. Fu proprio Mario Monti a garantire “elevati standard di qualità, con il contributo di imprese oneste e innovatrici”. In sostanza, il progetto ha previsto, tramite un accordo siglato dal Viminale, la massima allerta contro eventuali condizionamenti della criminalità organizzata.

Proprio in virtù di tale accordo questa mattina la DIA ha effettuato un accesso ispettivo presso i cantieri di Pompei, controllando due società e venti persone. Il blitz è stato disposto dal prefetto di Napoli, Francesco Musolino, che ha ordinato un sopralluogo all’interno dei cantieri di ripristino di tre domus, finora mai aperte al pubblico. Si tratta della Casa delle Pareti Rosse, della Casa di Sirico e della Casa del Marinaio che conservano affreschi, mosaici, iscrizioni e disegni che molto possono ancora raccontare degli antichi abitanti che persero la vita nell’eruzione del Vesuvio del lontano 79 d.C.

Sono molti gli italiani che hanno a cuore il destino di Pompei; Pietro Salini, a.d. del gruppo Salini, ha dichiarato: “il Paese attraversa una fase critica, e serve una nuova immagine internazionale che può essere creata anche grazie al nostro patrimonio storico culturale. Un patrimonio spesso gestito male, chiuso o in stato di abbandono. Ad esempio i bronzi di Riace, che non si possono vedere da due anni e mezzo. Noi siamo disponibili a intervenire su Pompei, utilizzando i fondi che arrivano dalla vicenda di Acerra. Questo è il nostro progetto, che spero porteremo avanti”.