“Pensiamo di poter fare bene questo lavoro”
di Giuliana Gugliotti
Dopo la fervente attesa e il finale giubilante per la riuscita operazione di rotazione, inizia ora la corsa allo smantellamento della Concordia. In lizza per l’operazione di smaltimento ci sono già Piombino, Porto Torres in Sardegna, il porto di Palermo in Sicilia, e adesso anche la Campania.
“Abbiamo proposto ufficialmente la nostra candidatura che è all’attenzione del Governo e i nostri porti sono tra quelli che devono essere valutati e selezionati” fa sapere il presidente della Regione Stefano Caldoro. “Piombino è il porto più vicino, il problema è vedere se economicamente, dal punto di vista strutturale, non ci sia un altro porto anche più lontano che però possa offrire più servizi”.
E questo porto potrebbe essere, perché no, anche quello di Napoli.
Ma perché tanto affanno intorno a quello che in fin dei conti è semplicemente un relitto, un rifiuto da smaltire?
Perché, si fa presto a dirlo, l’operazione di smantellamento vale un bel po’ di soldi: si parla di un giro di circa 500 milioni di euro, senza contare le spese per i lavoratori del settore cantieristico, molti dei quali sono attualmente in cassa integrazione, che verrebbero impiegati nell’operazione e si vedrebbero quindi assicurato lo stipendio per parecchi mesi.
Insomma, i rifiuti in ogni caso non smettono di fare business. Effettivamente il porto di Piombino, all’interno della quale la Concordia dovrebbe naturalmente confluire, pare non sia adeguato a un lavoro di questa portata, nonostante il governo Letta abbia predisposto migliorie per l’ampliamento del porto per una cifra di 73 mln di euro (spesa il cui carico pare sarà suddiviso tra enti locali come la Regione Toscana, il ministero dell’Ambiente e Costa Crociere): ed ecco che si scatena la lotta al relitto che vale oro.