Intervista integrale agli Infamous Deadline (VIDEO)

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di Vincenzo Marino

 

Un pomeriggio di inizio autunno come tanti, parto alla volta di Pozzuoli e del suo lungomare, ad attendermi ecco alcuni degli Infamous Deadline; un gruppo di amici ma in questo caso soprattutto un gruppo musicale che in questi ultimi due-tre anni non si è risparmiato fra live, contest e quant’altro, ultimo in ordine cronologico un concerto al Madras di Pozzuoli. Il loro sound è un bell’equilibrio fra sonorità rock tipicamente anni 80’ e influenze di gruppi rock e metal più moderni, e col tempo si stanno aprendo sempre di più al progressive rock.. ma eccoli qua, Nico, Giulio, Marcello e Joey, rispettivamente cantante, bassista, batterista e chitarrista solista del gruppo, che complessivamente conta sei elementi, adesso mancano il tastierista e l’altro chitarrista; da come si evince ciò consente una varietà e versatilità di suoni che altri gruppi si sognano oltre a rappresentare comunque un buon vantaggio in termini di scelte e possibilità.

Ma guardando al presente, gli Infamous Deadline sono riusciti finalmente a registrare un ep e quest’incontro mi da la possibilità di scrivere e di approfondire direttamente con loro certe questioni riguardo il loro presente, passato e futuro.

– Bhe Nico prima di tutto tu cosa ne pensi dell’ep e se soddisfa le tue e vostre aspettative, e adesso cosa avete intenzione di fare come gruppo..
Allora credo che questo ep sia sicuramente un ottimo punto di partenza , ci abbiamo messo dentro i primi Infamous deadline che a mio parere non sono come quelli di adesso, che stanno elaborando qualcosa che possa andare oltre il solito pop rock, dicendo che ci sono i primi Infamous dico anche che c’è la nostra adolescenza in queste canzoni soprattutto in -Grow up-, che ho scritto per spronare me stesso principalmente a chiudere con quello che c’era stato prima per -Don’t cry for memories- bhe il discorso è molto diverso..quella l’ho scritta perché ero stato deluso da una persona a cui tenevo molto e avevo dato tanto e che per me adesso è morta.
– E di Hellway che mi dici ?
Hellway come dice Joey è una parola senza significato, è una proiezione verso qualcosa di indefinito come a dire : prendi la tua moto e parti per un lungo viaggio, lui sicuramente saprà spiegarti meglio..

Joey: “Ricordo che un giorno di febbraio/marzo 2011 stavo ascoltando Riot In Everyone dei Crashdiet (un gruppo hair metal svedese moderno) così decisi che volevo scrivere un pezzo ispirato a quello e cominciai a scrivere un testo molto stile Southern (il classico testo motocicletta, strada nel deserto e velocità massima), quando presentai il pezzo agli altri dissi a nico di cantarlo in una certa maniera cioè più o meno come lo avevo pensato ma il risultato non mi piacque, più di tanto così gli dissi -guarda dovresti cantarla così- e da quel momento cominciai a cantarla io, ma sono molto fiero di quel pezzo.. soprattutto perché alla fine è uscito qualcosa di molto diverso dalla iniziale ispirazione, suona molto più come un pezzo dei deep purple che dei crashdiet ed è meglio così, con gli anni ho finito per detestare l’hair metal.

-Nico, ritornando al futuro degli Infamous..
Per il futuro sicuramente l’obbiettivo è produrre il nostro album registrando tutte le canzoni che restano con l’innesto di qualche new-entry che si avvicina di più al prog rock.
Vuoi svelare queste new entry oppure vuoi conservare l’effetto sorpresa per qualche prossimo live? ma tornando all’ep parlami dello studio di registrazione, insomma dove, come ..
Una delle new entry è un pezzo che si chiama -Crazy summer night – scritto inizialmente da joey e poi rifatto da Giulio e Piero che si sono ispirati ai Bee hive. L’ep l’abbiamo registrato all’Hopeland studio di Bartolomeo Giuliano che si trova a Marcianise, un posto molto tranquillo , l’ideale per rilassarsi fra una registrazione e l’altra.

-Joey so che studi al conservatorio di San Pietro a Majella e che di recente hai partecipato all’evento “Piano city Napoli”, raccontami la tua esperienza riguardo quest’evento..
Emozionante, davvero molto.. all’inizio quando ho messo le mani su quello stainway ero un pò spaventato, si trattava comunque di ambiente di conservatorio, dunque dovevo dimostrare davvero che tipo di musicista (o aspirante) fossi.. inizialmente tremavo, ed è stato il motivo per cui ho cominciato a suonare lentamente; poi appena ho preso confidenza sia con l’ambiente sia con il piano ho cominciato a suonare un po’ più veloce, molta gente mi ha fatto i complimenti, soprattutto per il fatto che quella era la giornata dell’improvvisazione pianistica.
Grazie ancora ragazzi e in bocca al lupo, IN CIACIONI WE TRUST!

 

Giulio De Luca ci parla di Don’t cry for memories clicca qui

 

01/11/2013