di Lorenzo Giroffi
L’Associazione A Sud ed il Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali, coordinatisi con la ricerca dell’Ejolt (Environmental Justice Organizations, Lialibities and Trade) ha organizzato un giro lungo alcuni luoghi simbolo dei disastri ambientali: biocidio tour in Lazio e Campania. Un tour che ha portato una delegazione internazionale, composta da ricercatori, attivisti, avvocati, giornalisti, a toccare con mano la scelta di un sistema che ha colpito territori usati come cavie sacrificali. I ciceroni di questo viaggio sono stati i comitati cittadini di resistenza in queste terre. Si parte da Malagrotta, che vuol significare colline di rifiuti della capitale Roma, ma anche un’area industriale che dal 1973 ospita raffineria, discarica, cementificio, depositi di gas ed oli minerali, bitumificio, inceneritori e cave. La società Co.La.Ri, dell’imprenditore Manlio Cerroni, che gestisce il ciclo dei rifiuti anche in altre parti d’Italia e del mondo, ha dovuto interrompere le attività della discarica il 30 settembre scorso, dopo sette anni di proroghe. Chiuso dunque il sito di stoccaggio di rifiuti più grande d’Europa, ad oggi qui viene portato solo combustibile derivato da rifiuti, che dopo un veloce trattamento viene inviato poi altrove. Resta l’inceneritore degli ospedali, che accoglie rifiuti sigillati, quindi senza previo controllo, dalle strutture del Lazio. Le istituzioni locali hanno proposto l’apertura di una nuova discarica a Malagrotta, a 600 metri dal sito appena chiuso, la cui gestione sarebbe affidata sempre alla Co.La.Ri.
Il Biocidio Tour è proseguito poi a Colleferro, per i racconti inerenti al Fiume Sacco ed all’interramento di rifiuti tossici. La storia della conversione di un complesso industriale in un’area a trattamento sommario di rifiuti.
Il pullman degli osservatori internazionali si è diretto poi in Campania, per la quale si sono sprecati aggettivi in merito alla sua gestione dei rifiuti ed agli affari della camorra, declinati con convivenza istituzionale e responsabilità internazionali. Etichette di emergenze da definire, in un fermento che prevede altre costruzioni di centrali a biomasse e gassificatori, in un contesto che vede tra l’altro siti di compostaggio fermi e che potrebbero essere utili. In Campania sono sei i milioni di ecoballe presenti. Ogni ecoballa, ammasso di qualsiasi tipo di rifiuto, pesa una tonnellata.
Si è calcata la provincia di Caserta, a Santa Maria La Fossa e San Tammaro, tra Ferrandelle e Maruzzella, discariche nate per coprire l’emergenza rifiuti del 2001, ma divenute poi esse stesse emergenze di chilometri di ecoballe.
Tour che è continuato poi nella provincia di Napoli, nella disastrata e ormai nota discarica Resit di Giugliano e di notte a due passi da Cava Sari 1 e 2 di Terzigno, dove negli anni dell’emergenza sversavano 300/400 camion al giorno: rifiuti incontrollati.
14 Novembre 2013