Il mare “non” bagna Pescopagano-Bagnara. Il degrado, l’abbandono e l’inerzia delle amministrazione in un pezzo del nostro Bel Paese

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di Casimiro Martucci

…Il mare purificatore “non” bagna le case di Bagnara-Pescopagano. Ma le investe, le travolge, le distrugge.
Case vuote, ormai abbandonate, case già vissute, in quei lunghi momenti di splendore e ricchezza del litorale tanto caro a Cicerone. Case che non ci sono più, tante, i cui detriti giacciono nei fondali bassi del mare, come un parco archeologico marino, aspettando di essere vomitati dal mare, quasi come una epica vendetta del dio ellenico verso il mortale uomo.

Oggi una delle prime mareggiate autunnali ha colpito l’esausta Bagnara-Pescopagano: l’immagine la conosciamo già, oramai da più di quindici anni, cambiano le protagoniste (le case), ma oramai ci siamo abituati.
Chi di voi non si è affezionato all’isolotto di macerie dell’ex lido Bora Bora? E l’ecomostro vicino la palude, alla sinistra dell’ex Lido Casimiro? E le paludi… vi ricordate quando si andava lì a pescare, o quando i nonni andavano a caccia della numerosa avifauna? E il mare senza pericoli, senza ferri ossidati, senza travi, ve lo ricordate? Quando le case erano costruite sulla terraferma, ve lo ricordate?
Eppure sono passati solo 15 anni, un tempo praticamente nullo per i ritmi della terra, ma abbastanza per distruggere un pezzo di litorale a ridosso tra i comuni di CastelVolturno e Mondragone.
Ma oltre al carattere melanconico del “paesaggio urbano-naturale” ci sono i problemi veri della gente, di chi lì ha perso case, di chi ci vive 12 mesi all’anno, di chi vive in zone senza fognature, e di chi è costretto a farsi le vacanze in questo “paradiso naturale”, perché se il mare è così vicino e i soldi così lontani, si sa, ci si accontenta.

Ma ci sono anche i numerosi problemi che affliggono da tutti questi anni la zona, che hanno fatto del commissariato comune di CastelVolturno, uno dei comuni più celebri d’Italia, medaglia d’oro per l’emarginazione etnica e i disastri ambientali.
Intanto, il mare continua a insinuarsi, in quello che rimane delle proprietà private, nelle strade, nei vicoli, ovunque trovi una via d’ingresso è pronto a trascinare tutto con sè e a distruggere.
Già sono più di 100 m lineari di costa erosa dal 1998. Ma forse si sta aspettando che proprio il mare cancelli quella parte così orribile di due quartieri completamente sconnessi dai nuclei urbani, dove si sono accatastate dinamiche che fanno rabbrividire tutti (amministrazioni e stato in primis).

Forse si sta aspettando tutto questo? Dove è lo stato? E le amministrazioni? Dove sono gli ingegneri, gli architetti, gli urbanisti, i sociologi,le autorità? O forse stanno incrociando le dita dietro le loro scrivanie aspettando che il mare decida da un giorno all’altro di averne abbastanza? O forse si pensa che ci siano problemi peggiori da risolvere, interventi che hanno maggiore priorità?

Del resto qui si parla di incolumità della gente, di devastazione ambientale (come se non ne avessimo abbastanza), di degrado di due quartieri periferici di due comuni, di situazioni che innescano sistemi malavitosi, pericolosi, mafiosi e chi più ne ha più ne metta.
Da quindici anni la popolazione è in attesa, di cosa di preciso non si sa: chi pretende giustamente la scogliera, chi, speranzoso, pensa ad un progetto più ambizioso che risolvi insieme diverse dinamiche negative di tutta la zona, le quali hanno tutte un’origine comune: il completo degrado ed abbandono.

19 novembre 2013