di Tonino Scala
23 novembre 1980 come 23 novembre 2013
Ieri terremoto oggi terra dei fuochi
Tremarono e tremano animi e coscienze mentre la gente muore
“Fate presto” titolò ‘Il Mattino’ di Roberto Ciuni, un urlo dal fango che impressionò Andy Warhol. Venne fuori un’opera d’arte oggi esposta se non vado errato alla reggia di Caserta. Un’opera che non suscitò interesse in chi doveva e poteva: non si fece né presto né bene. Il sisma dell’80 distrusse vite, alterò la geografia dei luoghi, stravolse modelli sociali, suscitò ingenue speranze, produsse laceranti delusioni. Il terremoto cambiò animi e stravolse il nostro territorio. Da Campania Felix ad Infelix e cementizia. Quel lontano 23 Novembre 1980 è ancora impresso nella mia mente, eppure sono passati 33 anni…
Sono le ore 19.27 del 23 novembre del 1980: ero piccolo, avevo appena sei anni, guardavo la partita Juventus-Inter, il secondo tempo andava in differita su Rai 2 alle ore 19, la ricordo benissimo. Al goal dell’Inter di Ambu realizzato al 34° del secondo tempo, alle ore 19.34, successe il finimondo e non per festeggiare il goal. Un grande rumore, la terra tremò. Papà da poco aveva ristrutturato la casa. Eravamo andati ad abitare in un vecchio appartamento senza bagno, un’unica camera di sessanta metri quadri. Quella che oggi, con grande soddisfazione, potremmo chiamare loft. Allora, però era una semplice monocamera senza bagno che mio padre aveva deciso di dividere con pannelli di cartongesso, in modo da ricavarne una camera da letto, un salone – cucina – cameretta e un piccolo bagno.
Tremava tutto: il pavimento, le mura, le pareti di cartongesso, i nostri cuori. Quella data rappresenta il momento clou per la camorra, quello che amo definire il “salto di specie”, l’“evoluzione”, la “crescita”: da organizzazione pulviscolare in vera e propria spa.
Due scosse che trasfigurarono intere città. Due scosse sismiche di magnitudo 6,4 della scala Richter, della durata complessiva di un minuto e venti secondi. Una vera e propria tragedia per intere popolazioni: 2.735 morti, 8848 feriti, 300.000 senzatetto.
Undici anni per la conclusione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta, presieduta da Oscar Luigi Scalfaro. Un minuto e venti secondi per decenni di malgoverno, malaffare, devastazione ambientale, un terremoto dal quale ha origine l’ecomafia. Un nuovo sistema economico criminale nato sulle macerie di un sisma tragico: lo sfruttamento, sistematico e illegale del territorio che la procura di Napoli ha definito “l’economia del terremoto”.
Per Luciano Violante, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Se il terremoto non ci fosse stato, bisognava inventarlo.
I veri beneficiari del terremoto furono i clan, che nelle ore immediatamente successive al sisma si presentarono in modo più incisivo dello Stato. Nella rimozione delle macerie, nell’installazione dei prefabbricati, corrompendo politici e forze dell’ordine. Quegli ottanta secondi di terrore si sono trasformati in una manna dal cielo per molti: affaristi senza scrupoli, camorristi, politici corrotti. I segni, a distanza di trent’anni, sono ancora sotto gli occhi di tutti.
Un patto di cui, ancora oggi, l’intero paese paga le conseguenze. Si parte con un’economia dell’emergenza per i soccorsi, con pagamenti a piè di lista, fino ad arrivare alla ricostruzione. I clan in quei mesi si scatenarono nelle zone in cui erano già operative “famiglie” con esperienze imprenditoriali: l’area a nord di Napoli, l’area torrese stabiese, il basso casertano, l’agro nocerino – sarnese diventarono terre di conquiste.
La camorra come ho detto prima si fa subito sentire: l’11 dicembre 1980, a pochi giorni dalla tragedia, viene barbaramente ucciso Marcello Torre, sindaco di Pagani, colpevole di non aver favorito i clan per la rimozione delle macerie. Torre si oppose da subito alle infiltrazioni camorristiche, fu ucciso mentre usciva da casa.
In Campania, con il terremoto del 1980, avviene la saldatura tra potere politico e potere mafioso per gestire l’emergenza e la ricostruzione. Il patto scellerato vede anche la sanguinosissima guerra tra i cutoliani ed il cartello della “nuova famiglia”. In tale periodo piovono sulle provincie di Napoli, Caserta ed Avellino, migliaia di miliardi: capitali che porteranno a modificare per sempre l’assetto urbanistico delle città, delle coste e delle campagne, mutando, pesantemente, anche il tessuto economico, produttivo e sociale.
Oggi un altro terremoto, silenzioso, con gli stessi intrecci, le stesse conseguenze. Sabato si è alzato un urlo. Forte, feroce, con lo stesso impatto. Non mi resta che dire oggi come allora: FATE PRESTO!